sabato 27 agosto 2011
Conferenza web : GERUSALEMME CAPITALE
Introduce: Monia Benini, Presidente di Per il Bene Comune
Relatori: * Andrea Giacobazzi, storico, ricercatore, autore del libro "L'asse Roma-Berlino- Tel Aviv" * Sen. Fernando Rossi, del coordinamento nazionale di Per il Bene Comune * Hujjatulislam Damiano 'Abbas Di Palma , Presidente associazione Imam Mahdi * Interviene telefonicamente dal Libano anche Hussein Rahhal, Direttore dei Media Elettronici di Hezbollah
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.perilbenecomune.org%2Findex.php%3Fp%3D24%253A6%253A2%253A119%253A465&h=sAQB4GkFv
mercoledì 24 agosto 2011
io sto con gheddafi senza se e senza ma...Giuseppe Coppede
Io sto con Gheddafi, senza se e senza ma
di Giuseppe Coppedè
da Movimento di Azione Popolare
Dovendo scegliere tra Gheddafi,da una parte, ed Obama, Berlusconi, Sarkozy e Cameron dall’altra, non ho dubbi . Io sto con Gheddafi, senza se e senza ma. Non fosse altro perché lo stesso è l’ultimo obbiettivo dell’attacco dell’Occidente. So bene che l’affermazione è impegnativa e foriera di probabili disappunti. Fortunatamente non implica risvolti penali. Tipo quelli previsti dall’art.247 del C.P. ( favoreggiamento bellico) o dell’art. 310 del C.P. (tempo di guerra), in quanto allo stato dell’arte, come quotidianamente lo stesso Presidente della Repubblica tiene a ricordarci, noi non siamo in guerra con la Libia. Anche perché nel qual caso, lo stesso, dovrebbe spiegare perché disattende l’art 11 della Costituzione e rischiare così un’ inevitabile messa in stato di accusa, secondo l’art.90 della sempre tanto celebrata Costituzione della Repubblica. Dunque non siamo in guerra. Al massimo riversiamo sui libici bombe e missili, quasi fossero pacchi dono per la sopravvivenza ma, beninteso, solo per adempiere ad un “intervento umanitario”. Andiamo a distruggere strade, infrastrutture, ospedali, scuole, abitazioni con l’inevitabile numero di morti ma solo per “proteggere i civili” come impone, a chi a pieno titolo vuol far parte del consesso delle nazioni democratiche, la famosa risoluzione 1973 dell’ONU. E dunque possiamo in tutta tranquillità fare alcune considerazioni, senza timore di essere scambiati per collaborazionisti con il nemico. Già, poi vedremo dove sta il vero nemico. Il dato di partenza è la cosiddetta primavera araba e cioè quei sommovimenti che hanno investito gran parte dei paesi del nord-africa e del medio Oriente. In tutto quello che è successo possiamo individuare 3 linee di indirizzo. Nella prima fascia, comprendente Egitto e Tunisia, ci si è trovati di fronte alla necessità per gli USA di cambiare la classe politica al potere. Un po’ la riedizione del golpe portato avanti in Italia nel ’92 con l’operazione denominata “mani pulite”. Tolti di mezzo personaggi oramai impresentabili come Moubarak e Ben Alì si è proceduto alla loro sostituzione con altri gauleiter osservanti le direttive di Washington. Nella seconda fascia, comprendenti paesi come il Barein e lo Yemen, le cui popolazioni illudendosi della nuova aria che sembrava respirarsi hanno creduto veramente di poter portare a casa il risultato degli egiziani e tunisini. Non avevano compreso che in quelle nazioni si trattava di una operazione di palazzo. In Barein staziona la 5 flotta statunitense e per riportare l’ordine si sono pure subiti una invasione da parte dell’esercito saudita. Ma sembra che la cosa sia sfuggita ai difensori di tutti i diritti umani che stazionano perennemente al palazzo di vetro. Diciamo dunque che Barein e Yemen sono incidenti di percorso. Creata artificiosamente la “rivoluzione” in Egitto e Tunisia si arriva ai veri obbiettivi che sono Libia, Siria ed Iran. Nel paese nord africano si sono finanziati alcuni ribelli che si rifanno a re Idris ( re fantoccio che era nelle mani di inglesi e statunitensi) e scatenando un’attacco mediatico si è gettata benzina sul fuoco raccontando le solite balle pubblicate sui giornali e fatte passare in tv. Tipo stupri di massa e genocidi che oggi la stessa Amnesty International definisce indimostrabili e privi di ogni fondamento. Ma comunque queste false notizie hanno prodotto il risultato che l’Occidente si era prefissato: la famosa risoluzione 1973 dell’ONU che ha dato il via all’ennesima “guerra umanitaria” versione edulcorata delle vecchie guerre coloniali, che per lo meno non si nascondevano dietro pronunciamenti etici e valoriali. La Jamaria libica va distrutta perché è un cattivo esempio. Punto e basta. Gheddafi ha preso in mano una nazione tra le più povere del modo e l’ha trasformata tra quelle più ricche dell’Africa e la più ricca del nord-Africa. Alcuni dati : PIL pro capite Libia $ 14.192, Tunisia $ 8.002, Algeria $ 6.709, Egitto $ 5.892, Marocco $ 4.362; Indice di disoccupazione stima 2010: Libia 4,8%, Marocco 12,0%, Egitto 15,0%, Algeria 18,0%, Tunisia 24,0%; al di là di questi pochi dati rimane la questione che Gheddafi si è fatto il promotore dello sviluppo dell’Africa. Ad esempio investendo 300 milioni di dollari per l’entrata in funzione del primo satellite africano per le comunicazioni del costo complessivo di 400 milioni. Fino ad allora l’affitto dei satelliti in mano all’Occidente costava agli africani 500 milioni l’anno. Tassi da usuraio che servivano ad incrementare il debito di quei paesi in modo tale che il cappio del ricatto economico e della rapina delle ricchezze naturali potesse trovare una sua giustificazione nella logica del “libero mercato”. Una piccola curiosità. Il popolo libico è un popolo che con Gheddafi mantiene la sovranità monetaria, a differenza nostra. Infatti la Banca Centrale Libica è di proprietà al 100% dello Stato. E dunque può permettersi interventi di sviluppo non essendo dedita alla pratica del signoraggio che ingrassa soggetti privati come succede da noi. Ed infatti i fondi sequestrati e fatti passare come refurtiva a disposizione della famiglia Gheddafi, cercando in tal modo di paragonarlo ad un qualsiasi Moubarak o Ben Alì, sono in realtà miliardi di dollari destinati alla creazione di tre organismi africani, Banca Africana d’Investimento, Banca Centrale Africana e Fondo Monetario Africano, con l’obbiettivo di affrancarsi dalla finanza occidentale. Finanza occidentale che invece ha dichiarato l’”intervento umanitario” sul terreno e si sta organizzando per porre rimedio a questa anomalia. Dal Corriere del Ticino del 10 giugno si apprende che “ ….Brillano invece alcuni gruppi di cittadini e professionisti democratici libici, alcuni all’estero, che da subito si sono impegnati per aiutare il popolo, basti citare la loro collaborazione con Médécins sans frontières di Ginevra per inviare intere navi cariche di medicinali ai porti libici. I particolari su questa operazione ‘svizzera’ complessa ed estesa non possono ancora essere divulgati, come pure sul fatto che un team di banker e finanzieri sta preparando ‘dalla Svizzera’ un piano finanziario per il Consiglio nazionale transitorio. In particolare, sono nati dei think-tank di supporto alla 'nuova' Libia composti da professionisti culturalmente e professionalmente molto preparati, con studi nei migliori college occidentali….” Sempre del 10 giugno - Il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, punta alla Banca Mondiale (Bm) secondo fonti riprese dall’agenzia Reuter. La Clinton non ha mai fatto mistero della sua intenzione di lasciare il Dipartimento di Stato alla fine del primo mandato del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, la cui scadenza è all'inizio del 2013.
Il mandato dell'attuale presidente della Bm, Bob Zoellick, un ex rappresentante del Commercio estero Usa, scade a metà 2012 e l'ex banchiere di Goldman Sachs non intende essere riconfermato. La Clinton sarebbe la prima donna a ottenere l'incarico.
"Hillary vuole il posto", afferma una fonte anonima a lei vicina, mentre non sarebbe chiaro se Obama sia pronto a proporre la sua candidatura, per un posto - è vero - che tradizionalmente viene affidato a un americano”. Insomma in queste due notizie abbiamo il peggio dei nostri giorni. Ma qualche solerte occidentalista a questo punto potrebbe gettare sul tavolo, quella da lui ritenuta la carta che fa saltare il banco. Gheddafi è un terrorista internazionale , non dimentichiamo Lockerbie. Come noi non possiamo dimenticare Ustica di cui oggi ricorre il 31 anniversario. E che vide le stesse forze aeree dei “volenterosi”, che oggi bombardano la Libia, impegnate in una operazione di killeraggio che sbagliando obbiettivo abbatterono un aereo civile dell’Itavia . Ma il numero delle vittime proseguì con l’eliminazione fisica degli ingombranti testimoni. Ivo Nutarelli e Mario Naldini decollati quella notte dalla base di Grosseto eppoi passati nelle Frecce Tricolori morti per l’incidente aereo a Ramstein in Germania in cui morirono anche 67 spettatori. Pierangelo Teoldi comandante dell'aeroporto di Grosseto morto in un incidente stradale; Licio Giorgieri comandante del Registro Aeronautico ucciso da un atto di terrorismo; Maurizio Gari capo controllore Difesa Aerea radar di Poggio Ballone (GR) morto di infarto a 32 anni; colonnello Antonio Gallus morto il 2 settembre 1981, durante un'esercitazione aerea, anche lui si accingeva a fare importanti rivelazioni su Ustica; Mario Alberto Dettori controllore della Difesa Aerea radar Poggio Ballone (GR) suicida per impiccagione; Ugo Zammarelli del SIO di Cagliari, investito; Antonio Muzio maresciallo presso la torre di controllo Lamezia Terme (assassinato); Sandro Marcucci pilota ex ufficiale dell’AMI oramai alle dipendenze della regione Toscana muore in volo per incidente durante un intervento antincendio sui monti di Massa; Antonio Pagliara e Franco Parisi controllori della Difesa Aerea radar di Otranto (incidente stradale il primo, suicidio il secondo); Roberto Boemio Capo di Stato Maggiore della III Regione Aerea in pensione anticipata (ucciso con coltello durante una rapina davanti la sua abitazione di Bruxelles); Gian Paolo Totaro Maggiore medico: suicidio per impiccagione. Tanto per non dimenticare gli atti di terrorismo internazionale compiuti sulla nostra pelle. E di cui nessun Tribunale Internazionale burletta sarà mai investito. Ma tornando alla questione centrale, il perché occorra stare dalla parte di Gheddafi, trova una chiarificatrice risposta nel fatto che il leader libico non è un personaggio in giacca e cravatta come Moubarak e Ben Alì. La qualcosa travalica l’aspetto esteriore ma è indice del fatto che niente ha abbracciato dell’Occidente . E’ un leader che ha capito le poche cose essenziali. Che l’emissione del denaro deve essere sotto il controllo dello Stato e non di soggetti privati dediti alla speculazione; che è il lavoro che genera sviluppo e non la finanza. Il denaro che genera denaro lo si legge nelle fiabe, e siccome siamo cresciutelli non possiamo rimanere vittime di gatti e volpi con sembianze di uomini tipo Dominique Strauss Khann o Mario Draghi. D’altronde Gheddafi è il cattivo esempio da rimuovere . Cos’altro si aspettava quando sul Libro Verde ha scritto che “..la rivoluzione per la realizzazione del socialismo ha inizio nel momento in cui i lavoratori (produttori) prenderanno possesso delle parti loro spettanti nella produzione che essi stessi realizzano. A quel punto il motivo degli scioperi dei lavoratori cambierà: da una richiesta di aumento di salario si passerà ad una richiesta di partecipazione alla produzione…” . Tutto questo è inconcepibile per i selvaggi liberisti in giacca e cravatta. Ed ecco perché occorre stare con Gheddafi. Perché è un esempio ed una speranza. Perché testimonia che la resistenza all’Occidente è possibile. E sembra che in Grecia e Spagna la gente cominci a rendersene conto.
Iscriviti a:
Post (Atom)