mercoledì 27 aprile 2011

Quello che nessuno Ti chiede mai


una preghiera un po' particolare

martedì 26 aprile 2011

Vedi cosa ti fa fare il Viagra!!



Allora secondo lei dovremmo bombardare la Libia, anche noi? Cavaliere un consiglio: la smetta di prendere il Viagra, Tanto dai "relata" delle sue amichette, a quanto pare le fa poco o niente, ed in pubblico le fa sparare CAZZATE SURREALI! caso mai lo metta nell'amido!!!

martedì 19 aprile 2011

Onoriamo l'uomo Arrigoni, ma senza esagerare Andrea Chessa



Ricevo e ripropongo dal blog Cameratesca-mente il seguente aricolo del camerata ed amico Andrea Chessa. A questo voglio fare solo un breve cappello sia io che lui abbiamo per indole e per concezione del mondo il rispetto del nemico caduto. Lasciamo il disprezzo per questo sentimento ai marxisti ed ai democratici in genere. Diciamolo chiaramente chi ha un visione del mondo da mercante o da popolaccio ha perfettamente ragione a considerarci anni luce lontani da lui. Quindi se va il massimo rispetto ad Arrigoni per ciò che ha fatto specialmente a difesa di una popolazione angariata crudelmente, questo non deve significare che lo dobbiamo per forza arruolare nelle nostre file , tanto più che non l'avrebbe assolutamente voluto!martedì 19 aprile 2011
Onoriamo l'uomo Arrigoni, ma senza esagerare
Chiariamolo subito, giusto per non generare fraintendimenti: chiunque sappia che cosa significhi difendere delle idee con la propria pelle non può non chinare il capo in segno di rispetto davanti alla morte di Vittorio Arrigoni. Chi sceglie coerentemente di seguire una strada, e a maggior ragione lo fa faccia in avanti, senza nascondersi dietro paraventi politicamente corretti, va stimato e onorato come un Uomo. Vittorio Arrigoni, indubbiamente, sapeva che cosa significava metterci la faccia. Ed era diventato talmente sgradito ai suoi nemici sionisti che era stato non solo diverse volte arrestato, ma era finito addirittura in una molto poco simpatica lista di un sito internet, di cui mi occupai a suo tempo, (www.stoptheism.com) che incitava pubblicamente alla sua uccisione. Insieme a lui, in questo sito figuravano decine e decine di manifestanti filopalestinesi descritti come veri e propri bersagli, da indicare generosamente ai democratici obbiettivi di Sion. Ma questa lista, evidentemente, non turba i sogni democratici di Gad Lerner, Fiamma Nirenstein e compagnia aberrante, sempre pronti a gridare contro l'antisemitismo quando qualcuno ha l'ardire, invece, di copiare e incollare sul suo blog una lista di professori essi stessi dichiaratisi esplicitamente filosionisti (e, sia detto per inciso, nessuno incitava ad utilizzarli comee scudi umani, al contrario dei "democratici" sionisti e dei loro lacchè di stoptheism.com).





Questo è il simpatico avvertimento di Israele, che si prepara ad accogliere "democraticamente" i manifestanti che cercheranno, fra qualche settimana, di raggiungere Gaza con un carico di aiuti umanitari. Il messaggio dello Stato pirata è fin troppo chiaro: se vi avvicinate, vi facciamo fuori. Hanno capito, del resto, che la soglia di sopportazione dell'occidente nei confronti dei loro crimini è ancora molto alta da raggiungere.





Detto tutto ciò, però, non mi sento di condividere in pieno coloro che, anche nella cosiddetta area, omaggiano Vittorio Arrigoni quasi come un camerata, uno di noi, un soldato al quale anche i fascisti devono onori e tributi. Cerchiamo di rimanere con i piedi per terra. Arrigoni era uno per il quale il peggior insulto che si potesse fare agli israeliani era definirli "fascisti". E faceva parte di una parte politica, quella dell'estrema sinistra, che ha più volte dimostrato di aderire alla questione palestinese per questioni di mera e bassa politica, e non certamente per slancio ideale. Qualcuno si è forse dimenticato l'appello filopalestinese che diverso tempo fa fummo invitati a sottoscrivere, e dal quale fummo ignobilmente cancellati solo perchè ci presentammo come Movimento Fascismo e Libertà? O forse qualcuno si è già dimenticato le aggressioni verbali e fisiche che tutti, più o meno, abbiamo subito in quest'ultimo periodo, cominciando da un guitto d'avanspettacolo che da un palco incitava la folla al linciaggio dei militanti del MFL e finendo con la gambizzazione di Antonini, di qualche giorno fa?
Se la stessa cosa fosse successa ad uno di noi, di crepare in qualunque modo, come minimo sarebbe stata indetta una manifestazione di festeggiamenti. Se uccidere un fascista non è reato (qualcuno mi porti la notizia di una aggressione contro fascisti o presunti tali che si sia conclusa con una qualche condanna), figuriamoci esultare pubblicamente per la sua morte!


Onoriamo l'Uomo, ma fermiamoci lì. Rimaniamo con i piedi per terra, senza fare come i comunisti, alla continua e disperata ricerca di eroi. I nostri sono lì, puri e immacolati, e, almeno per ora, non credo che ce ne servano altri.

giovedì 7 aprile 2011

Quando dignità ed originalità mancano puo succedere questo ed altro...


Si vede che i gazzettieri della rivista l'Espresso avevano, leggendo il programma del Movimento di Responsabilità Nazionaleredatto da Domenico Scilipoti, trovato strano i toni aulici, seppur chiari, l'ottimo italiano,i concetti forti ed avevano deciso di controllare le fonti, allarmati. In effetti le frasi erano somigliantissime al manifesto degli intellettuali. Superati i cinque sei minuti di irrefrenabile ilarità che coglie qualsiasi essee dotato di un minimo di raziocinio all'associazione di idee Scilipoti= intelllettuali, i nostri hanno comparato attentamente i due documenti ed ecco il risultato...
1) «Responsabilità Nazionale è il movimento recente ed antico dello spirito italiano, internamente connesso alla storia della Nazione Italiana. Responsabilità è politica morale. Una politica che sappia coinvolgere l’individuo a un’idea in cui esso possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà, il suo futuro e ogni suo diritto. Responsabilità di Patria è la riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà. Responsabilità è concezione austera della vita, non incline al compromesso, ma duro sforzo per esprimere i propri convincimenti facendo sì che alle parole seguano le azioni».

2) questo invece è il testo redatto da Giovanni Gentile per il Manifesto egli Intellettuali Fascisti "Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della Nazione italiana, ma non privo di significato e interesse per tutte le altre. (....) un’idea in cui l’individuo possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà e ogni suo diritto Codesta Patria è pure riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà, nel flusso e nella perennità delle tradizioni. È concezione austera della vita, è serietà religiosa (...) ma è duro sforzo di idealizzare la vita ed esprimere i propri convincimenti nella stessa azione o con parole che siano esse stesse azioni".
Richiesto mediante medium ( scusatemi il bisticcio di parole) un suo parere sulla vicenda, il filosofo di Castelvetrano avrebbe rivolto all'On. Domenico Scilipoti l'appello che vedete nella foto...
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Si vede che i gazzettieri della rivista l'Espresso avevano, leggendo il programma del Movimento di Responsabilità Nazionaleredatto da Domenico Scilipoti, trovato strano i toni aulici, seppur chiari, l'ottimo italiano,i concetti forti ed avevano deciso di controllare le fonti, allarmati. In effetti le frasi erano somigliantissime al manifesto degli intellettuali. Superati i cinque sei minuti di irrefrenabile ilarità che coglie qualsiasi essee dotato di un minimo di raziocinio all'associazione di idee Scilipoti= intelllettuali, i nostri hanno comparato attentamente i due documenti ed ecco il risultato...
1) «Responsabilità Nazionale è il movimento recente ed antico dello spirito italiano, internamente connesso alla storia della Nazione Italiana. Responsabilità è politica morale. Una politica che sappia coinvolgere l’individuo a un’idea in cui esso possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà, il suo futuro e ogni suo diritto. Responsabilità di Patria è la riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà. Responsabilità è concezione austera della vita, non incline al compromesso, ma duro sforzo per esprimere i propri convincimenti facendo sì che alle parole seguano le azioni».

2) questo invece è il testo redatto da Giovanni Gentile per il Manifesto egli Intellettuali Fascisti "Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla storia della Nazione italiana, ma non privo di significato e interesse per tutte le altre. (....) un’idea in cui l’individuo possa trovare la sua ragione di vita, la sua libertà e ogni suo diritto Codesta Patria è pure riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza della civiltà, nel flusso e nella perennità delle tradizioni. È concezione austera della vita, è serietà religiosa (...) ma è duro sforzo di idealizzare la vita ed esprimere i propri convincimenti nella stessa azione o con parole che siano esse stesse azioni".
Richiesto mediante medium ( scusatemi il bisticcio di parole) un suo parere sulla vicenda, il filosofo di Castelvetrano avrebbe rivolto all'On. Domenico Scilipoti l'appello che vedete nella foto...

martedì 5 aprile 2011

domenica 3 aprile 2011

il catalogo di Thule Italia edizioni...


CATALOGO
EDITRICE
e
ASSOCIAZIONE CULTURALE
THULE ITALIA
“La Cultura è la spada dello Spirito”
Via Tancredi Cartella, 52
00159 Roma
P.IVA 09487881006
http://wordpress.thule-italia.org/
posta elettronica: thule@thule-italia.org
telefono: +39 3404948046
2
Programma del N.S.D.A.P.
ISBN 978-88-902781-6-7
112 pagine
Prezzo al pubblico € 18,00
“Il Nazionalsocialismo seppe imporsi
nello scenario politico tedesco per
l’originalità e la modernità espressa dal
suo programma politico e per il dichiarato
rifiuto dei contenuti propri della società
borghese e capitalistica, della cultura
liberale e del pensiero marxista.
Nel Programma del NSDAP, scritto da
Gottfried Feder, si trova compiutamente
riassunta la felice sintesi organica del
nazionalismo e del socialismo che costituisce
l’architrave dottrinario del movimento,
e soprattutto vi sono dettagliatamente
illustrate le proposte operative
necessarie per dare risposte immediate,
credibili e praticabili alla drammatica situazione
in cui versava la Germania precipitata
in una disperata crisi sociale,
economica, politica e spirituale.
Il Nazionalsocialismo poneva quindi
come primo obiettivo l’edificazione di una forte Comunità Organica di Popolo, la Volksgemeinschaft,
che attraverso l’educazione del popolo fondata sullo spirito e la disciplina del
“socialismo tedesco” e sul riconoscimento della sua sostanza etnica avrebbe annullato, in un
clima di reciprocità e di cameratismo vissuto, il disagio sociale, politico e culturale, restituendogli
unità, progetto, identità e destino”.
3
Per che cosa combattiamo?
ISBN 978 - 88 - 902781 - 5 -0
232 pagine – 53 immagini
Prezzo al pubblico € 25,00
“Pubblicato nel gennaio 1944,
Wofür Kämpfen Wir? ebbe subito
una rapida e capillare diffusione
tra i ranghi della Wehrmacht, rivelandosi
come un’efficace e interessante
pubblicazione di discussione
e di propaganda e ricevendo
l’unanime apprezzamento da parte
dei soldati impegnati al fronte.
Wofür Kämpfen Wir? è un agile
manuale di pedagogia politica e di
analisi militante sulla natura delle
forze coinvolte nel conflitto in corso.
Un ricco compendio di esegesi
dottrinaria nazionalsocialista rivolto
ai combattenti della Wehrmacht
affinché maturassero una superiore
coscienza spirituale e ideologica
della loro funzione di soldatipolitici
della Weltanschauung nazionalsocialista.
Il soldato della
Wehrmacht, si legge nelle pagine
del testo, combatteva per la difesa
dell’integrità politica del Reich
germanico, per salvaguardare la natura dell’ordinamento popolare nazionalsocialista, le conquiste
del socialismo tedesco e il perpetuarsi del destino culturale e razziale della Stirpe.
Combatteva per garantire un futuro di dignità e di progresso all’Europa trasformata in un
campo di battaglia dalla guerra imposta dalla barbarie capitalista e comunista. A fronte delle
pretese imperialistiche e guerrafondaie degli USA, dell’URSS e dell’Inghilterra, la Germania
Nazionalsocialista si era orgogliosamente eretta come lo scudo difensivo dell’Europa”.
4
Adolf Hitler.
Politica Nazionalsocialista.
Oltre il Mein Kampf
ISBN 978 - 88 - 902781 - 4 -3
240 pagine
Prezzo al pubblico € 25,00
Dettato a Max Amman nell’estate
del 1928, questo documento è il
secondo libro di Hitler, o meglio,
volendo contare separatamente i
due volumi del Mein Kampf, è il
terzo. Pur rappresentando
un’elaborazione delle idee sulla
politica estera tedesca come furono
espresse nel secondo volume
del Mein Kampf, non si tratta di
una mera ripetizione degli scritti
anteriori ma – come Telford Taylor
giustamente afferma – “è nei particolari,
nelle spiegazioni e nelle
sfumature che sta il suo principale
valore storico”. Dalla controversa
questione del Sud Tirolo
all’amicizia con lo Stato italiano
“sotto la guida del brillante statista
Benito Mussolini”, dalla condanna
dei capi della Germania imperiale
dopo Bismarck alle osservazioni sull’esercito tedesco, dalle considerazioni sull’Unione Americana
quale potenza economica alla teoria di una Russia niente “affatto uno stato anticapitalista”.
Questi alcuni degli argomenti trattati attraverso i quali si potrà seguire lo svolgimento
logico del pensiero politico di Hitler. Pensiero che da lì a qualche anno sarebbe divenuto
azione.
5
Orme del Terzo Reich.
Itinerari fra storia e architettura
Monaco
ISBN 978 - 88 - 902781 - 3 -6
176 pagine, fotografico, interamente a
colori
Prezzo al pubblico € 25,00
Ancora oggi io mi sento legato a questa città
più che a qualsiasi altro posto al mondo,
e questo si spiega col fatto che essa è indissolubilmente
unita allo sviluppo della mia
stessa esistenza.
Adolf Hitler, Mein Leben
Il nome di Adolf Hitler sarà sempre legato
a Monaco.
Fu questa la prima città tedesca che accolse
Hitler – giovane pittore – dopo
che egli ebbe lasciato l’Austria. A Monaco
fece ritorno dopo aver servito la
patria adottiva fra le trincee della
Grande Guerra ed entrò in un insignificante
gruppo politico che avrebbe
modellato nel futuro Partito nazionalsocialista.
Sempre a Monaco si svolse il primo fallimentare tentativo di Hitler per giungere al potere e
fu là che si circondò degli uomini che avrebbero avuto un ruolo chiave nel futuro Terzo
Reich.
A Monaco fu siglato l’omonimo patto che rappresentò uno dei suoi più grandi trionfi diplomatici.
Ma la città bavarese fu anche il teatro di un attentato alla sua vita e il centro di uno
dei pochi movimenti di resistenza al Nazionalsocialismo.
Anche il privato di Hitler affonda le radici nella capitale della Baviera: qui ebbe luogo
l’incontro con Eva Braun, che il Führer avrebbe sposato il penultimo giorno della sua vita.
Diversi sono i modi per addentrarsi tra le strette vie di Monaco o aggirarsi nelle sue generose
piazze. Uno di questi è seguire le “Orme” – ancora oggi visibili – lasciate da Hitler e dal suo
giovane movimento, memorie di un passato di lotte e di conquiste.
6
Orme del Terzo Reich.
Itinerari fra storia e architettura
Berlino
ISBN 978 - 88 - 902781 - 2 -9
176 pagine, fotografico, interamente a colori
Prezzo al pubblico € 25,00
Dal presupposto che l’architettura non
possa soggiacere al capriccio di facili categorie
morali, e in conseguenza del suo
imprescindibile legame con gli accadimenti
storici, nasce la collana “Orme del
Terzo Reich”. Una guida tra le principali
città della Germania alla scoperta delle
vestigia e della storia di quei dodici anni
che hanno segnato l’umanità.
7
Teozoologia
La scienza delle nature scimmiesche
sodomite e l’elettrone
divino
Jörg Lanz von Liebenfels
Prima traduzione italiana di Die Theozoologie
oder die Kunde von den Sodoms-
Äfflingen und dem Götter-
Elektron.
Il volume è stato arricchito da tre appendici.
ISBN 978-88-902781-1-2
184 pagine, 43 illustrazioni.
Prezzo al pubblico € 35,00.
Un lungo viaggio attraverso le antiche
civiltà e la perduta sapienza – incontrando
uomini-bestia e dèi, creature
mostruose ed esseri luminosi, demoni
e angeli – è racchiuso nelle pagine di
Teozoologia, l’opera principe dell’ex
monaco cistercense Jörg Lanz von Liebenfels.
Ed è decodificando le parole contenute tanto nell’Antico Testamento quanto in altri testi del
passato che l’occultista viennese traccia l’evoluzione dell’umanità, risalendo all’Adamo progenitore
degli “Antropozoa”, ovvero degli uomini-bestia, per giungere all’uomo “moderno”.
Approdando, egli perverrà finanche a indicare la rotta per tornare prossimi alla condizione
iniziale, prima che gli dèi (“Theozoa”), nient’altro che le più antiche e superiori forme di vita,
si unissero alle creature per metà umane e per metà animali dando così vita alle razze inferiori.
E lo farà con assoluta chiarezza, gettando le allegorie come zavorra e rovesciando il suo pensiero
in quel ribollente bacino degli inizi del ‘900. Da lì, mescolato con altri confluirà – più o
meno riconoscibile – nell’orientamento eugenetico nazionalsocialista, col quale condividerà
la medesima sorte.
L’abisso.
8
La Fortezza di Heinrich Himmler
Prima traduzione italiana di "Heinrich
Himmlers Burg" Das weltanschauliche Zentrum
der SS Bildchronik der SS-Schule Haus
Wewelsburg 1934-1945 e di Heinrich
Himmler's Camelot entrambi di Stuart Russell.
La traduzione e l'edizione italiana è stata
da noi curata e ampliata con due appendici
assenti nelle edizioni originali.
ISBN 978-88-902781-0-5
264 pagine, 272 immagini, copertina cartonata.
Prezzo al pubblico € 40,00
"Su una lingua di roccia calcarea che spicca
alta sulla tranquilla valle dell’Almetal, ca. 14
km a Sud di Paderborn, si erge la mitica
Fortezza di Wewelsburg, immersa nella
trama delle leggende di cui fu protagonista.
Quando l’allora Comandante delle SS del
Reich, il Reichsführer Heinrich Himmler,
visitò per la prima volta la Fortezza - il 3
novembre 1933 - rimase subito affascinato
sia dall’imponente costruzione a tre torri che dalla singolare sezione a pianta triangolare dichiarando
già la stessa sera ad una ristretta cerchia di persone il suo desiderio di voler acquisire
la Fortezza per le SS. L’opinione pubblica seppe ben poco sui progetti e sulle intenzioni
di Himmler, e poco seppe anche delle riunioni fra i più alti Führer delle SS nella Fortezza di
Wewelsburg il cui fulcro era la possente torre Nord con la sottostante sala centrale delle iniziazioni
delle SS, che ancor oggi il popolo chiama “Walhalla”. Questo sepolcro, sul cui significato
nei culti e riti delle SS non si è mai smesso di fare congetture, è rimasto illeso esattamente
come si è salvata la sovrastante sala dei “Comandanti Superiori di Divisione delle SS”,
chiamata “Obergruppenführersaal” – costruita per essere la sala di rappresentanza più importante
destinata ai massimi livelli dirigenziali delle SS – nonostante la Fortezza, in quel
momento ancora in fase di ristrutturazione, fosse stata fatta saltare il 31 marzo 1945 per ordine
di Himmler stesso. Oggi il sepolcro e la sala dei Gruppenführer, con tutti i loro ornamenti
ben conservati (“il sole nero”) e gli originali fregi, costituiscono un notevole richiamo per
molte migliaia di visitatori. Nella sua prefazione, il Dr. Bernhard Frank, che dal 1935 al 1939
lavorò nella Wewelsburg in qualità di scienziato (dal 1943 fu Comandante delle SS
nell’Obersalzberg), fornisce piena conferma di quanto descritto nel libro: “Il libro ‘La Fortezza
di Heinrich Himmler’ strappa finalmente gli avvenimenti storici della Wewelsburg
dall’oblio ed dalle false interpretazioni"
9
MONOGRAFICI – ASSOCIAZIONE CULTURALE THULE ITALIA
Il bolscevismo da Mosé a Lenin: un
dialogo fra Hitler e me.
Prima traduzione italiana di "Der Boschewismus
von Moses bis Lenin: Zwiegersprach
zwischen Adolf Hitler und mir". La traduzione
e l'edizione italiana è stata da noi curata
e ampliata con una breve biografia di Eckart.
34 pagine. Formato A4
Prezzo al pubblico € 15,00
La strana morte di Himmler.
Primo studio in lingua italiana sulle anomalie
del "suicidio" del Reichfuhrer SS.
49 pagine. Formato A4
Prezzo al pubblico € 15,00
10
Principi politici del Nazionalsocialismo
di Carl Schmitt
Riproposti dopo sessantacinque anni di oblio
Principi politici del Nazionalsocialismo di
Carl Schmitt - tradotti da Delio Cantimori e
pubblicati nel 1935 dall’editore Sansoni, immediatamente
ritirati dal commercio nel dopoguerra
dal curatore - rappresentano uno
strumento essenziale per conoscere più da
vicino il giurista tedesco durante gli anni del
III Reich.
70 pagine. Formato A4
Prezzo al pubblico € 20,00
Il Mito del XX secolo:
La lotta per i valori
Prefazione di Luca Leonello Rimbotti
Ristampa – riveduta e corretta – dei primi tre
libri che trattano della Weltanschauung nazionalsocialista
193 pagine.
Prezzo al pubblico € 20,00
11
La dottrina nazionalsocialista del diritto
e dello stato
Seconda edizione italiana del saggio dell'Accademico
Carlo Lavagna pubblicato nel 1938.
Prefazione di Sonia Michelacci
143 pagine.
Prezzo al pubblico € 20,00
Noi tedeschi e il fascismo di Mussolini
Joseph Goebbels
45 pagine.
Prezzo al pubblico € 15,00

Gratta l'antifascista e ci trovi il sionista...



Posto nel mio blog questo articolo di Miguel Martinez, molto interessante...

Posted on 12/16/2010 by Miguel Martinez
L’artista tedesco, Ottmar Hörl, decide di fare un’affermazione politica. E così, nell’ottobre 2009, allinea 1.250 nani da giardino, oggetto tedesco per eccellenza, in una piazza di Straubing. E tutti e 1.250 salutano a braccio teso. Così Ottmar Hörl dice, in sostanza, ciò che è tedesco è nazista e quindi criminale, e questo è un pensiero straordinariamente tedesco.

Dove il dispiacere di dire, allora sono un criminale per nascita anch’io è compensato dall’immenso piacere di poter condannare decine di milioni di connazionali.

Ottmar Hörl fa la sua provocazione in Germania, e i tedeschi reagiscono di conseguenza: denunciandolo perché la legge tedesca vieta di tendere il braccio destro avanti e in alto. E il giudice, molto tedesco, prende sul serio il caso, e solo alla fine decide di assolvere Ottmar Hörl.

Ora, se io guardo i nanerottoli di Ottmar Hörl, la prima cosa che noto è che hanno la pelle nera, la faccia mediorientale, gli occhi a mandorla e la barba da musulmani. Cose di cui l’immaginario tedesco non si accorge nemmeno.

La Germania, con la sua lingua incomprensibile, sembra una sorta di grande vuoto in Europa.


La famosa rieducazione della Germania è soprattutto autorieducazione, autocensura, autocondanna; e se occorre, autodemonizzazione.

Tutto è giocato sull‘allusione simbolica – la frase che ricorda la frase, il simbolo che ricorda il simbolo: come se uccidere fosse un male, solo perché lo hanno fatto i nazisti e non viceversa.

A questa condanna, si reagisce con un intenso risentimento e un desiderio di liberazione che spiega la natura particolarissima dell’estrema destra tedesca, così diversa da tutte le altre d’Europa.

A leggere i materiali degli opposti schieramenti, si resta con la sensazione di un mondo autoreferenziale, di bianchi che si chiedono, “io chi sono dopo Hitler?” Ma un tedesco che pensa, “mi amo” e un tedesco che pensa, “mi” odio, è pur sempre un tedesco che pensa a se stesso, escludendo completamente le circa 15 milioni di persone che abitano in Germania e che non hanno avuto parenti né nella Wehrmacht, né nei lager. Quindici milioni di persone che solo adesso, per la prima volta, hanno avuto un ministro al governo (quello della salute, di origini vietnamite). Il governo conservatore del Niedersachsen ha suscitato forti reazioni, nominando un ministro per gli affari sociali di origini turche, la signora Aygül Özkan, ovviamente moderatissima, laicissima e cautissima.

Ne derivano due cose importanti per la materia che ci interessa: l’islamofobia introduce comunque un elemento di realtà, che permette a molti di destra di uscire dallo psicodramma; e l’area antifascista non è sempre più aperta di quella nostalgica.

Abbiamo visto come Patrik Brinkmann, giocando sui simboli (oltre ai soldi) abbia inventato un ambiente islamofobo, liberista, occidentalista, filoamericano e filoisraeliano.

Adesso vediamo come si possa partire da premesse esattamente opposte e manipolare i discorsi per arrivare alle stesse identiche conclusioni di Brinkmann.

Il 13 febbraio 2005, a Dresda, circa 200 persone celebrarono il cinquantenario del bombardamento della città per ordine di Arthur Harris – decine di migliaia di profughi, civili e prigionieri di guerra sterminati da 1300 bombardieri angloamericani.

I manifestanti spiegarono una grande bandiera israeliana e uno striscione (con i colori israeliani). Sullo striscione, le parole, “Tutte le cose buone vengono dall’alto!” e l’immagine di una bomba.

L’anno prima, gli stessi individui avevano festeggiato l’anniversario precedente, marciando per le strade di Monaco al grido corale di “Bomber-Harris, töte noch einmal deutsche Frauen und Kinder!” – “Bomber Harris, uccidi ancora donne e bambini tedeschi!”

Denunciati in base ai numerosi e fantasiosi capi di cui dispone la legge tedesca, il procedimento fu subito archiviato.

Qui siamo molto tolleranti con gli estremisti che si divertono a dire cose esagerate, ma i media non lo sono. Tranne in casi come questo.

Comunque adesso avete un’idea di chi sono gli Antideutsche.

La corrente Antideutsche, “anti-tedesca”, è sorta all’interno dei Verdi e dell’estrema sinistra (in particolare il gruppo maoista Kommunistischer Bund), e all’inizio indicava un’opposizione alla riunificazione della Germania.[1]

Il movimento fu però preso in mano da intellettuali che non provenivano da alcuna esperienza politica, come Wolfgang Pohrt [2], Sebastian Voigt, Thomas von der Osten-Sacken e Stephan Grigat. Gli ultimi tre collaborano con Achse des Guten, il sito neocon di Henryk M. Broder, notissimo editorialista di Der Spiegel, il settimanale tedesco più venduto in Germania.

Anche Broder viene da sinistra, ma oggi è un neocon all’americana, senza le particolari posizioni degli Antideutsche; ciò non toglie che sia il loro principale protettore. La filosofia di Broder è semplice:

“E’ vero, Israele oggi è più reo che vittima. E’ bene e giusto che sia così, visto che gli ebrei per quasi duemila anni hanno sperimentato il ruolo di vittima e così hanno fatto solo brutte esperienze. I rei di soliti hanno una vita più lunga delle vittime, ed è più divertente essere reo che vittima”.[3]

Nella sua rubrica, Henryk Broder dà sfogo a tutte le passioni tedesche contro ciò che chiamano Multikulti e Überfremdung (all’incirca, “invasione di stranieri”), ottenendo gli applausi ad esempio di esponenti dell’NPD, che a prima vista dovrebbero essere il contrario esatto degli Antideutsche.

Nel 2008, è uscito il libretto di Broder, Hurra, wir kapitulieren (“Evviva, ci arrendiamo”), un testo che parla di “nazislamismo” e ripete la solita sfilza di ben noti luoghi comuni. Il fatto significativo è che questo libretto è stato diffuso dall’Ufficio federale per l’educazione politica (Bundeszentrale für politische Bildung, in Germania esiste anche questo…), assieme a Feindbild Christentum im Islam, “La cristianità come spauracchio nell’Islam” della militante evangelica Christine Spuler-Stegemann, che mette in guardia contro il “dialogo interculturale” con i musulmani. La sede della Sassonia dello stesso ufficio ha convocato “insegnanti, agenti di polizia, studenti e militari” ad ascoltare le conferenze di Broder.


Bruce Bawer e Henryk Broder
In questa foto, vediamo Henryk Broder, sponsor della sinistra Antideutsche, a una conferenza in Danimarca (ottobre 2008), mentre dichiara: “Non può esserci islamismo senza Islam. E’ la stessa cosa con un marchio diverso. Non esiste il multiculturalismo. La sinistra e l’Islam condividono lo stesso odio per l’Occidente e la libertà”.

Ma cosa c’entra il fallaciano Broder con gli Antideutsche? Gli Antideutsche arrivano a Broder con una tesi a suo modo consequenziale. Sentite come viene costruita, perché è un capolavoro dialettico.

Gli Antideutsche sono comunisti, e quindi internazionalisti. Non si fanno ingannare dal patriottismo che porta a stragi. Viva Rosa Luxemburg. A modo suo, la premessa per un sano pacifismo.

Solo che i tedeschi non sono uguali a tutti gli altri.

I tedeschi sono peggio, perché sono strutturalmente nazisti. E’ una condanna ereditaria, da cui si salvano solo pochi eletti, appunto gli Antideutsche, anche (ma questo non viene detto) grazie alle loro benestanti origini sociali.

Perciò, chiunque sia di sinistra deve combattere in primo luogo, non il governo tedesco, ma proprio i tedeschi, o almeno ogni elemento di cultura o forza politica o economica tedesca.

Chi sono i nemici dei tedeschi? Gli americani e gli israeliani.

Gli americani sul piano pratico, perché possono domare la Germania con la loro forza militare; ma gli israeliani sul piano simbolico, perché gli ebrei sono l’etnia antitedesca per eccellenza: la dicotomia di Hitler viene così semplicemente rovesciata nel proprio opposto.

Chi è di sinistra deve quindi offrire bedingungslose Solidarität – solidarietà incondizionata – a Israele: nel 1991, Pohrt invocava le bombe atomiche israeliane su Baghdad. Stephan Grigat teorizza “l’imperativo categorico sionista” come base dell’agire politico. Chi non segue questo imperativo categorico, è un antisemita.

Allo stesso tempo, chi è di sinistra deve stare dalla parte del progresso.

Ora, il progresso si diffonde con la violenza, e quindi gli Antideutsche, partiti da premesse pacifiste, arrivano a sostenere tutte le attuali guerre statunitensi e a condannare il pacifismo come nazista e antisemita. Da qui l’esaltazione dei bombardamenti aerei sulla Germania durante la Seconda guerra mondiale e la proposta di costruire un monumento ad Arthur Harris, l’uomo che decise la strage di Dresda.

Nella scia dei sinistri pentiti – Hans Magnus Enzensberger, Wolf Biermann, Dan Diner – gli Antideutsche così sostengono totalmente la prima spedizione militare-imperiale tedesca dal dopoguerra, quella contro l’Afghanistan.


"L'antifascismo deve essere pratico! Contro l'antisemitismo e l'antisionismo! Solidarietà con Israele! (si noti la sigla di Antifaschistische Aktion, ma con il rosso sostituito dal colore israeliano)
Gli Antideutsche sono anticapitalisti e comunisti.

Ma se un tedesco critica il capitalismo, vuol dire che lo fa solo perché affetto da “antisemitismo strutturale”, cioè odia i mitici banchieri ebrei e sogna una “comunità di popolo”. Per questo, ogni protesta contro i tagli sociali nasconde un pericoloso spirito nazista, e va quindi stroncata. E così, gli Antideutsche sono anche arrivati ad aggredire fisicamente chi protestava contro lo smantellamento dello stato sociale. Nel novembre del 2008, una squadra di Antideutsche ha attaccato la sede del DKP (Partito comunista tedesco, oggi su posizioni marxiste-leniniste) a Halle, buttando giù le serrande e riempiendo le pareti con le parole “Save Israel“, “Smash DKP/SDAJ” (SDAJ è l’organizzazione giovanile del partito) e “Nazis raus” – la sede era dedicata a Helene Glatzer, una comunista uccisa dai nazisti nel 1935.

Durante una manifestazione nei giorni precedenti, contro la demolizione dello stato sociale, gli Antideutsche avevano filmato i partecipanti, gridando anche lì “Nazis raus” contro i manifestanti.


"Solidarietà con Israele - Negare il diritto all'esistenza della Germania"
Gli Antideutsche ragionano per categorie etniche e non di classe, che non è proprio ciò che ci aspetteremmo da marxisti.

Per farlo, adducono due motivi. Primo, ogni considerazione a proposito dell’esistenza di eventuali classi di sfruttatori costituirebbe una “teoria del complotto” potenzialmente antisemita. Secondo, gli Antideutsche aderiscono alla teoria della Wertkritik, diffusa in certi giri di teorici marxisti germanofoni. Correttamente interpretata o meno,[4] la Wertkritik permette agli Antideutsche di fare del capitalismo una pura astrazione, non incarnata in alcuna classe. Tutti sarebbero vittime del capitalismo, e quindi nessuno…

E poi, gli Antideutsche non dicono proprio etnie, ci mancherebbe: ci sono “costellazioni politico-economiche“, che inevitabilmente producono un “preciso carattere sociale tipicamente tedesco“. E il “carattere sociale” tedesco, sostiene l’Antideutsche Stefan Grigat, si trova tale e quale tra gli arabi, anzi in mezzo alla “barbarie islamista“. Ne conseguirebbe che qualunque geometra di Passau dovrebbe sentirsi a casa sua nei suq del Cairo. Forse da qui l’aspetto meridionale dei nani di Ottmar Hörl…

Poi la strada a destra si apre da sola: per il gruppo Antideutsche attorno alla rivista Bahamas, il neoliberismo è l’attuale via rivoluzionaria, perché il comunismo si realizza “con e non contro la storia”.

La divina Storia, la Mano Invisibile dei teomarxiani, oggi trova sulla sua strada un ostacolo: il reazionario Islamfaschismus, un termine che riprendono da Daniel Pipes:

“Oggi occorre constatare che le forze dell’anti-illuminismo e i nemici mortali della libertà si raccolgono sotto la bandiera di Allah”.

Chi combatte l’Islamofascismo? Gli eserciti degli Stati Uniti e d’Israele, che sono due Stati Nazione. Certo, ma si tratta di Stati Nazione progressisti e non reazionari, come sarebbe invece quello tedesco.

A dimostrazione del motivo per cui un buon marxista deve sostenere Stati Uniti e Israele, gli Antideutsche citano gli sproloqui antimessicani di Friedrich Engels. [5]

Un simile atteggiamento richiede una “rinuncia senza compromessi” all’antimperialismo, cioè alla constatazione che il sistema capitalistico si basa anche sul saccheggio degli altri; o almeno all’idea che ci sia qualcosa di riprovevole in tale saccheggio.

Ora, se l’anticapitalismo, la lotta per i diritti sociali, i problemi dei lavoratori, l’antimperialismo sono “cose da nazisti“, finiscono per diventarlo davvero: restano, cioè, patrimonio esclusivo dell’NPD, come sottolineano i critici di sinistra degli Antideutsche.

In Italia, a qualcuno che facesse un discorso come quello degli Antideutsche, direbbero, “ma quanto ti paga Berlusconi?”

In Germania, invece, le campagne degli Antideutsche si svolgono in due ambienti. Da una parte all’interno dell’area anarchica-autonoma-antifa, utile perché fornisce un certo numero di persone che si possono sempre mandare a picchiare qualunque cosa tu decida di chiamare fascista.

Dall’altra, gli Antideutsche operano all‘interno dell’ex-partito comunista (SED) della DDR, confluito nella coalizione di sinistra “Die Linke“. Ovunque, incontrano l’opposizione della maggioranza, ma dentro Die Linke, hanno trovato la protezione dei vertici veterocomunisti, che li usano anche per spingere gli iscritti verso posizioni più accettabili dalla politica ufficiale e come contrappeso ai propri soci nella coalizione, i seguaci di Oskar Lafontaine.

Von der Osten-Sacken, Grigat e Voigt hanno così potuto promuovere seminari sul Medio Oriente e addirittura aprire un dibattito sull‘opzione di un attacco militare all’Iran. Impossessatisi della federazione giovanile della Sassonia, gli Antideutsche – tra cui alcuni membri della Deutsch Israelische Gesellschaft (DIG) – sono riusciti anche a ottenere posti come assistenti di diversi deputati.

Die Linke ha accettato al proprio interno la formazione di un “gruppo di lavoro”, denominato BAK Shalom (Bundesarbeitskreis Shalom) – uno dei cofondatori, Michael Leutert, è attualmente deputato in parlamento, dove si dedica a denunciare i comportamenti critici verso Israele dei propri colleghi. Tanto è estrema la loro posizione, che un gruppo di pacifisti israeliani ha lanciato, ovviamente invano, un appello alla Linke contro BAK Shalom.


La "pace" di BAK Shalom
BAK Shalom si definisce “piattaforma contro l’antisemitismo, l’antiamericanismo e l’anticapitalismo regressivo tra i giovani di sinistra” ed è diretto proprio da uno dei tre principali teorici dell’Antitedeschismo, Sebastian Voigt. Thomas von der Osten-Sacken invece dirige una misteriosa ONG, Wadi e.v., che opera tra Israele e Kurdistan, mentre Stephan Grigat ha fondato la campagna Stop the Bomb (va da sé che The Bomb è quella, inesistente, dell’Iran), assieme al Mideast Freedom Forum Berlin (MFFB), una coalizione di “membri di organizzazioni ebraiche e di iraniani in esilio“, dedicata a “lottare per la sicurezza e sovranità d’Israele e contro l’antisemitismo e l’ostilità verso Israele”, che combatte contro “il regime islamista dell’Iran” e per un “Regime Change in Iran“. Ma su questo, ritorneremo.

Conquistate queste posizioni, hanno cominciato ad attaccare i pacifisti interni al partito, come Norman Paech e Ulla Jelpke, accusati di “antisemitismo”.

Così nel 2008, il principale esponente della Linke, Gregor Gysi (condannato come ex-collaboratore della Stasi alcuni anni fa), dichiarò la “solidarietà a Israele” del partito e condannò l’antisionismo.

Nei fini, nulla ormai distingue gli Antideutsche dagli islamofobi di Destra; ma il loro linguaggio fa appello a quello che potremmo chiamare l’altro polo del Monologo Occidentale.

Premessa l’assoluta certezza della propria superiorità, l’intellettuale organico del dominio occidentale sembra in grado di riconoscere solo tre possibilità per l’Altro – la sottomissione, l’eliminazione per annientamento o espulsione, o la conversione.

Per gli Antideutsche, i populisti di destra hanno la colpa di essere troppo tolleranti, perché si limitano a emarginare i musulmani, senza distruggerli e ricostruirli a propria immagine e somiglianza.

Con un tipico gioco dialettico, dichiarano che sono “razzisti” coloro che credono che non si possano insegnare loro i valori occidentali.

Mentre monta l’onda xenofoba più travolgente degli ultimi sessant’anni di storia europea, gli Antideutsche, di solito così solerti nel denunciare gli estremisti di destra, affermano che “l’insofferenza popolare” verso i musulmani non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo, che invece sarebbe stato il motore primario della storia europea da 2000 anni; e accusare l’Islam di voler dominare il mondo non costituisce una teoria del complotto, ci spiega Stephan Grigat.

Nel numero 59 del 2010, la principale rivista AntiDeutsche, Bahamas, pubblicò un articolo di Sören Pünjer – collaboratore sia di gruppi sionisti che di gruppi antifa – a sostegno della English Defence League (EDL), intitolato Im Geiste Winston Churchills. In Großbritannien sorgt die English Defence League für Aufregung und Verwirrung (“Nello spirito di Winston Churchill. In Gran Bretagna, l’English Defence League genera eccitazione e smarrimento”).

Un movimento che sostiene che qualunque donna o bambino tedesco sia meritevole di morte per bombardamento, in quanto nazista; che definisce fascisti anche immigrati dalla Nigeria; improvvisamente si prodiga per dire che un movimento come l’EDL – composto da pittoreschi teppisti da stadio ubriachi e tatuati che agitano bandiere nazionali e invadono i quartieri dei migranti – non può essere definito fascista. Ma come abbiamo visto, il cavillo dialettico è la grande forza degli Antideutsche.

Però ci vuole fegato a dire che dei proletari inglesi somiglino all’aristocratico Winston Churchill. Casomai lui era più vicino proprio agli Antideutsche, visto che – testimoniando nel 1937 davanti alla Peel Commission sulla Palestina – disse:

“Io non credo che il cane in una stalla abbia diritto definitivo a quella stalla, anche se ci ha dormito per molto tempo. Io non ammetto quel diritto. Non ammetto, ad esempio, che un grande torto sia stato fatto ai Pellirosse dell’America o ai popoli neri dell’Australia. Non ammetto che un torto sia stato fatto a questa gente per il fatto che una razza più forte, una razza più elevata, una razza più saggia nelle cose del mondo, per dire così, sia arrivata e abbia preso il loro posto.”

Note:

[1] L’inventore del termine Antideutsche, Jürgen Elsässer, è oggi il principale avversario di ciò che gli Antideutsche sono diventati.

[2] Oggi Pohrt ha clamorosamente rinnegato le idee Antideutsche.

[3] „Es stimmt, Israel ist heute mehr Täter als Opfer. Das ist auch gut und richtig so, nachdem es die Juden fast 2000 Jahre lang mit der Rolle der ewigen Opfer versucht und dabei nur schlechte Erfahrungen gemacht haben. Täter haben meistens eine längere Lebenserwartung als Opfer und es macht mehr Spass, Täter als Opfer zu sein.“

Henryk M. Broder, “Freispruch fur Israel”, in Jüdische Allgemeine, 17.3.2005

Come tutti quelli che tifano da lontano, però, Broder ha un problema: cinque anni dopo, si lamenta:

“Israele ha passato la stessa evoluzione dell’Europa dopo il 1989, solo più rapidamente e in maniera più radicale… Israele si è disarmato mentalmente”.

[4] Mi rifiuto di leggere trattati di teologia marxista in tedesco per appurare il grado di ortodossia wertkritikista degli Antideutsche.

[5] Come tutti i teologi, gli Antideutsche fanno sempre appello all’autorità, con riferimenti continui ad Adorno, Horkheimer, Debord e al giovane Marx. Autori degni del massimo rispetto, ma che per la loro natura astratta e filosofica, offrono una grande flessibilità nell’applicazione pratica. E quindi possono servire come schermo per qualunque cosa. Mentre, Grigat ci spiega, il “marxismo tradizionale” – cioè quello che si occupa di fame e di ingiustizia – opera sempre come portale d’ingresso” per l’antisemitismo.

venerdì 1 aprile 2011

un sogno che dovrebbe realizzarsi di Giovanni maresca..

Io mi domando ma con un governo che sbraita contro le moschee e via dicendo, ora che siamo INVASI effettivamente da CLANDESTINI, non profughi ricordiamocelo bene non fa niente anzi, fa peggio che niente, lascia che questi attracchino e poi li smaltiscono verso le varie regioni d’Italia.

Con questa sinistra imbelle e laida, che più anti Italiana non si può!! Al posto di attaccare i “guerrieri francesi” sul loro blindamento delle frontiere, attaccano quei poveracci del governo, al posto di andare a protestare a Ventimiglia contro il governo francese e la loro politica, protesta a al sicuro a Roma. Ma avete visto per caso in questi giorni dei tedeschi o francesi protestare a Roma, Madrid ecc…, contro i loro governanti. NO NO perché i loro problemi li risolvono in casa e fanno muro contro gli stranieri. Solo noi abbiamo questi quattro dementi che vanno sputtanarci all’estero!!!

E in tutto questo la destra, la vera DESTRA , non quella atlantica, filo palestinese, filo di qua o filo di là, dove si trova? Dove si nasconde? Ma con una occasione così in quale sede di mini movimento è rinchiusa? L’unica che finora a dimostrato di saper fare politica attuale (si pensando al passato, ma proiettandosi verso il futuro) è CASAPOUND, dove all’interno i giovani hanno possono ascoltare musica, conferenze o avviarsi a qualche sport. Mi spiace dirlo ma da sola non può fare niente, bisogna UNIRSI tutti e subito, se no sarà troppo tardi, i momenti passano e non ritornano.

E poi tutti insieme chiedere poche e semplici cose.

Ritiro immediato di tutti i militari in missione all’estero;

Blindare le nostre FORNTIERE, verso tutti i tutto.

Ricercare sul territorio nazionale tutti i clandestini e rimpatriarli anche a forza

Ultimo sanzionare a seconda del momento tutti coloro che protestano per tali azioni, per attività antinazionali.

Poi ti svegli........ e ti ritrovi nella merda :)