domenica 21 novembre 2010

analisi sull'apartheid con recensione libro Arthur Kemp


La presente nota riporta alcuni significativi tratti dal libro “The Lie of Apartheid and other true stories from Southern Africa [“La menzogna dell’Apartheid e altre storie vere dall’Africa del sud”] di Arthur Kemp, pubblicato nel gennaio del 2009.

Arthur Kemp è un Inglese nato in Rhodesia e vissuto, per anni, in Sudafrica. Il suo concetto di nazione si confonde con quello di razza; come se la razza non fosse una caratteristica della nazione, ma la nazione stessa. Ciononostante il documento sotto offre molte considerazioni critiche interessanti sul sistema dell’apartheid, ma oltre tutto questa nota vuole far riflettere su alcuni spunti che la visione razzialista seppur molto interessante di Kemp non tratta.

Scoprirà chi avrà la pazienza di leggere questa nota che Kemp non pone il bersaglio dove va posto, ovvero sulla mentalità moderna capitalistica. Gli stati boeri erano già condannati alla fine del XIX° secolo come nel XX° secolo tutti i bianchi in Sud Africa e nell'Africa a sparire perché alla finanza usurocratica internazionale non servivano più. Anzi il loro modello economico di società , basato sul contadinato pionieristico era scomodo per coloro i quali volevano soltanto sfruttare le immense ricchezze naturali del territorio.

Ma leggiamo quello che scrive Kemp “Una delle ironie più amare relative al Sudafrica è che la politica dell’apartheid - a cui per decenni si aggrapparono tanti afrikaner [bianchi di lingua afrikaans. Ndr] come loro unica speranza e salvezza da una dominazione terzomondista - in realtà era un sistema impraticabile e inattuabile che li ha cancellati come forza politica in quel paese.

I politici – il National Party [NP, ndr] – fautori dell’apartheid sono stati i più grandi criminali in questa tragedia, propagandando una speranza illusoria agli afrikaner, e poi, quando l’inevitabile arrivò, si arresero e cambiarono strada, abbandonando i loro seguaci al dominio dell’African National Congress (ANC), nello stesso modo cinico con cui prima gli avevano mentito.

I politici conservatori bianchi del Sudafrica non hanno mai capito che la forza principale del potere politico è: letteralmente, l’occupazione fisica. . Le persone che occupano un territorio determinano la natura della società in quella regione.” I politici di cui parla Kemp non sono altro che gli sguatteri del potere usurocratico mondiale, il quale li ha licenziati poiché non servivano più, prendendo al loro posto gli altri sguatteri neri dell'ANC, che magari costavano di meno.

Quello che porta avanti Kemp è il fatto, ben evidente agli occhi di chi li usa per vedere, che non si può pretendere di tener fuori dalla vita economica di un paese chi è stato fatto entrare e che magari svolge dei lavori che tu non vuoi più fare.

“La storia ci insegna che ci sono due ragioni principali per un cambiamento della composizione razziale della società: l’occupazione militare o l’impiego di manodopera allogena. Gli indiani d’America sono un esempio da manuale di “occupazione militare”, mentre, come premesso sopra, il Sudafrica è un esempio da manuale per “l’impiego di manodopera straniera”. Quando si verificano cambiamenti attraverso l’impiego di manodopera allogena, i processi sono i seguenti:

- La società dominante importa lavoro straniero (solitamente di altre razze) per compiere i lavori più umili.

- Gli stranieri di altre razze una volta stabilitisi in loco iniziano a moltiplicarsi di numero utilizzando le strutture della società che li ospita (nei paesi bianchi: la loro scienza, sanità, tecnologia, ecc.).

- Assumono il dominio della società grazie al loro numero.

Si tratta, molto semplicemente, di una realtà demografica: chi occupa una terra determina la natura di tale società. E così è stato – ed è – in Sudafrica, dove i dati demografici mostrano con precisione come l’uso di manodopera allogena da parte degli afrikaner li abbia espropriati dalla propria patria.”

Quando qualcuno anche qui in Italia si lamenta perché gli immigrati stanno sempre più aumentando tenga bene a mente , la risposta che viene data è “gli immigrati fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare”. Sempre tenendo bene il fatto che molto spesso la risposta può essere gli immigrati fanno dei lavori a condizioni che gli italiani non vogliono più sopportare, comunque gli italiani effettivamente non si accontentano più di fare i lavori bassi, cercano di fare lavori da colletti bianchi, magari con contratti di lavoro precari, o con clausole schiavistiche e vessatorie. Ma il mantenere le attività paterne non se ne parla nemmeno, anche quando queste si rivelassero vere e proprie miniere d'oro. Questo è anche dovuto ad una falsa ambizione dei genitori , che credevano che potesse sussistere uno stato, una società basata esclusivamente su laureati, dirigenti, quadri aziendali, sulla base del famoso romanzo di Ferenc Molnar, I Ragazzi della Via Pal, in cui in una banda di ragazzi organizzata su criteri militari, la formazione comprendeva il 99% di ufficiali con un solo soldato semplice.

Il tutto condito da una mentalità consumistica che ti fa consumare stipendi per cose di cui potresti fare benissimo a meno, e che anzi se ci rinunciassi, per pensare alle cose principali e magari ad un giusto benessere, sulla base esemplare di “ i miei figli non avranno l'ultimo di tipo di ipod perché ne possono benissimo fare a meno, ma non gli deve mancare nulla di quello che è essenziale e devo educarli ad una visione simile alla mia. Il computer ed internet devono essere visti da loro come strumenti per arricchire le loro menti, e la loro cultura, non per passare i il loro tempo a rincoglionirsi su uno schermo. Pagherò i corsi sportivi e di approfondimento artistico per loro solo se ne saranno portati, non per trasferire su di loro le mie frustrazioni. Devono seguire le loro ambizioni non le mie”. E la mancanza di una mentalità di questo tipo, che ovviamente i padroni dell'ideologia usurocratica e consumistica vedrebbero come il fumo negli occhi, che ci porta alla presente situazione.

Oltre tutto una mentalità edonistica prima un situazione economica che non ti lascia speranze per il futuro poi ti porta ad una minore crescita demografica. Mentre gli immigrati che vengono da situazioni in cui i bisogni primari sono drammaticamente essenziali, li non si tratta di vivere ma di sopravvivere, nel riprodursi non si fanno problemi di sorta, le loro madri sono in maniera gigantesca più giovani delle nostre, e quini possono ancora affrontare un numero maggiore di gravidanze.

Gli immigrati vengono da posti in cui il concetto di controllo delle nascite per evitare la sovrappopolazione del pianeta, verrebbe visto come una immane, colossale stronzata. In quei posti stante la situazione di alta mortalità infantile, le epidemie e così via, una riduzione delle nascite porterebbe ad una scomparsa della specie, e dato che l'homo sapiens sapiens quando non è rincretinito dalla televisione e da certe stronzate occidentali, l'istinto di conservazione lo ha molto ma molto sviluppato, si rivolge all'unico naturale modo di continuare la sopravvivenza della specie: procreare.

Ma ritorniamo al libro di Kemp.

“La formalizzazione dell’apartheid da parte del National Party dopo il 1948, non affrontò il vero problema che ha affrontato ogni minoranza che, nel corso della storia, ha cercato di imporsi sulla maggioranza. La contraddizione intrinseca di permettere l’insediamento di un enorme numero di appartenenti ad altre razze in un territorio, mentre si cerca di impedire che la maggioranza della popolazione domini la società, non fu mai risolto.

La verità è che non è possibile.

In Sudafrica, quasi ogni famiglia bianca aveva (e ancora ha) uno o più dipendenti neri.

Gli agricoltori afrikaner, che sono vittime di un alto numero di orrendi attacchi e omicidi – generalmente hanno centinaia di operai neri che lavorano i lori vasti terreni agricoli.

Nelle miniere, il cuore economico del paese, la stragrande maggioranza di operai, molte centinaia di migliaia, sono neri.

In tutto il paese la stragrande maggioranza di operai che fa quasi tutto, da lavoro in fabbrica, alla costruzione di strade e case, dal servizio nei ristoranti a quello nei negozi, sono neri.

Nonostante questa massa fosse integrata economicamente, il governo dell’apartheid cercò di applicare una segregazione sociale per mantenere un governo bianco: un piano che era destinato a fallire fin dal suo inizio.

L’apartheid era basata su un errore: l’errore che i non-bianchi potessero essere usati come forza lavoro della società; che i non-bianchi potessero essere maggioranza in Sudafrica, ma senza che questi determinassero la natura della società sudafricana.

Questa dunque, era la menzogna dell’apartheid: che fosse possibile, attraverso una rigida segregazione, garantire che i neri non regnassero su un paese nel quale erano la maggioranza.

La storia parla chiaro: non c’è mai stata una società nella quale la maggioranza della popolazione non ne ha determinato la natura.

I sudafricani bianchi, va detto, più o meno hanno creduto alla menzogna. Erano felici di avere domestici neri che gli pulissero le case, che gli stirassero i vestiti, che gli facessero il letto nel quale dormivano – ed erano disposti a credere che questa massa di lavoro nero che si era insediata sul loro territorio non avrebbe mai avuto alcun effetto sulle strutture del potere politico del proprio paese.

Si dice, in effetti, che la definizione di un sudafricano bianco è “qualcuno che preferisce essere assassinato nel proprio letto che rifarselo”.

Divertente? Non proprio – considerate questi esempi reali:

Durante l’apartheid, i neri [tutti i non-bianchi. Ndr] non potevano usare i servizi igienici dei bianchi, ma potevano essere impiegati per pulire gli stessi gabinetti ogni giorno. Ci si può solo meravigliare di fronte ad una cosa di questo genere.

Durante l’apartheid, i neri [tutti i non-bianchi. Ndr] potevano lavorare nelle cucine dei ristoranti, preparare il cibo, servirlo nei piatti, e portarlo al tavolo dei clienti bianchi, ma non potevano mangiare allo stesso tavolo nello stesso ristorante. Che ipocrisia è mai questa? Sicuramente se si voleva essere coerenti bisognava proibire ai neri di lavorare nei ristoranti. Ma no, l’apartheid non voleva questo, giacché era stata costruita proprio affinché i neri potessero lavorare.

Cinici osservatori parlarono della sindrome della “erba tagliata” in relazione ai bianchi sudafricani. Giacché questi consideravano il lavoro dei neri come quello delle falciatrici. Un tosaerba rimane immobile in garage finché non è necessario, dopodiché viene portato sull’erba, e dopo aver finito viene riposto dov’era, per rimanere in silenzio, senza causare nessun tipo di problema, fino alla prossima volta che sarà necessario.

La realtà è, ovviamente, drammaticamente diversa.

Un altro fondamento importante della menzogna dell’apartheid è che la forza militare poteva mantenere il sistema integro. La realtà demografica ancora una volta smentiva questa ipotesi: la popolazione bianca sudafricana era in totale di 5 milioni, mentre quella nera a quel tempo era di circa 30 milioni.

Alla luce di questa realtà demografica, si può ben vedere come l’apartheid fosse insostenibile con mezzi militari. Eppure la menzogna continuò, e i giovani bianchi sudafricani furono coscritti nell’esercito e nella polizia per combattere e morire per un sistema che era condannato fin dall’inizio.

Contemporaneamente, la sanità bianca occidentale e la tecnologia furono rese disponibili su larga scala. Il più grande ospedale dell’emisfero sud fu costruito nella township nera di Soweto, fuori Johannesburg, specificatamente per la popolazione nera.

Il tasso di mortalità infantile tra i neri diminuì grandemente (ben al di sotto di quello del resto d’Africa governato dai neri). Questa rapida crescita della popolazione stravolse ancora maggiormente la demografia del paese.

Mentre la composizione demografica peggiorava, il governo dell’apartheid era costretto a varare leggi sempre più severe ed oppressive per proteggere i bianchi dai neri che, anno dopo anno, diventavano sempre più maggioranza schiacciante.

Furono varate leggi come la detenzione senza processo e la messa al bando di libri e persone, già sufficientemente gravi di per sé, ma anche il conflitto si intensificò, ed entrambe le parti iniziarono ad utilizzare metodi riprovevoli. Lo Stato dell’apartheid utilizzò fondi per finanziare squadroni della morte e la tortura della polizia diventò la routine. L’ANC – tra le varie azioni riprovevoli - piazzò bombe nei ristoranti, e incoraggiò la gente ad ammazzare i presunti collaborazionisti con “collane della morte” [un pneumatico bagnato di benzina è messo al collo della vittima, dopodiché viene incendiato. Ndr]..

Il governo bianco cercò di dare applicazione concreta alla politica della “Grande Apartheid”. Venne data l’indipendenza vera e propria ad un numero di tradizionali territori neri, ai primi verso la metà degli anni ’70

In questo modo, il governo dell’apartheid si illudeva che le aspirazioni politiche dei neri potessero essere soddisfatte dal solo diritto di voto in queste terre tribali – nonostante un massiccio numero di neri vivesse fuori da questi territori nelle aree urbane bianche. (Aree cosiddette “bianche” ma dove la maggioranza non era di europei se si contavano tutti i domestici neri, gli operai e i dipendenti al servizio delle fattorie.

Il governo bianco rifiutò anche di aggiornare le dimensioni di queste aree tribali per adattarle alle modificazioni demografiche, insistendo ostinatamente che le homeland nere – circa il 13 per cento dell’intera superficie del paese avrebbero potuto accogliere quello che rapidamente era diventato più dell’80 percento di tutta la popolazione totale, anche se erano principalmente occupate da terreno agricolo di ottima qualità.

In poche parole, il governo dell’apartheid rifiutò di accettare una verità fondamentale del dinamismo razziale: chi occupa uno spazio determina la natura della società su tale spazio, e poco importa a chi originariamente fosse appartenuto tale spazio.

Il destino del Sudafrica bianco fu segnato quando la divisione territoriale non fu adeguata alle nuove realtà demografiche, quando tutto lo sforzo fu fatto per creare homeland nere e non per creare una homeland bianca, mentre si continuava ad insistere ad usare il lavoro dei neri.

La riforme parziali a metà degli anni ’80 – abrogazione delle leggi che proibivano i matrimoni e i partiti interrazziali, e le riforme costituzionali che davano ad indiani e coloured proprie camere parlamentari – servirono a poco per fermare la crescente violenza.

In realtà, la violenza razziale aumentò drammaticamente. Le riforme crearono una incompiuta “rivoluzione da aspettative crescenti”, e fu precisamente durante questo ciclo di violenze nere e contro-violenze bianche che la guerra razziale nel paese contò il più alto numero di vittime [questo solo se non si considerano come vittime di attacchi razzisti i circa 35.000 bianchi assassinati tra il 1994 e il 2009 – tra cui circa 3.000 agricoltori. Ndr].

Nel 1990, il governo bianco affrontò finalmente la realtà, che non poteva più efficacemente controllare la crescente popolazione nera, così riammise l’ANC alla legalità e rilasciò Nelson Mandela dalla prigione. Nel 1994 il potere fu consegnato alla ANC con un voto a suffragio universale [costringendo insieme tutte le nazioni dell’Africa del sud. Ndr]. Anche se l’apartheid vera e propria era finita negli anni ’80, è dal 1994 che tale politica è stata completamente dismessa.

E’ stato un risultato inevitabile: l’apartheid non poteva essere mantenuta, era inapplicabile a causa della realtà demografica, ed era moralmente inaccettabile, anche perché basata sulla repressione violenta.

I sudafricani bianchi, quindi, seminando l’apartheid hanno raccolto la propria rovina, perché un sistema di separazione non poteva essere mantenuto mentre si impiegava il lavoro dei neri.”

L'estensore di questa nota non ha nulla da aggiungere a quanto già scritto da lucidamente da Kemp.

Quello che da come soluzione Kemp è l'istituzione di una homeland bianca in Sud Africa, in cui i bianchi sudafricani si possano stabilire e ivere, secondo le loro leggi. All'estensore di questa nota pare se non irrealistica alquanto difficile , anche perché avrà contro non tanto i negri del Sud Africa ma coloro che vogliono continuare a sfruttare il sud Africa stesso, ai quali una homeland bianca non serve anzi può risultare dannosa.

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