martedì 16 novembre 2010
ripensare Pasolini
A TRENTACINQUE ANNI DA UNA MORTE CHE DIVIDE ANCORA:
RIPENSANDO PASOLINI.
Trentacinque anni fa, son saltati in un lampo, e mi ritrovo diciannovenne di nuovo quella sera di novembre in cui sentiamo che Pier Paolo Pasolini è stato trovato morto, il giorno dei morti coincidenza, in una borgata di Roma. Le mie reazioni da giovane militante di destra in quel periodo ? Bah., la prima è “ va a finire che ci appioppano anche il suo omicidio!”, la seconda è stata
“adesso vedrai che i compagni dopo averlo sbeffeggiato per le sue posizioni antiabortiste, per l'aver detto che i giovani proletari possono essere dei sadici stupratori quanto i “fascisti” del Circeo ( i pariolini) perché la violenza non ha classe!, ora ne faranno un idolo.” Ed in effetti devo ammettere che le mie reazioni erano figlie di quei tempi.
Odiavo in Pasolini, una certa spocchia intellettuale tutta marxista e non la sua omosessualità ma la sua pederastia , mi rifaccio al termine greco, Paidos rastas ( rasta in greco vien da razomai, che vuol dire copulare aver rapporti sessuali con il Pais, che non vuol dire bambini in senso lato, ma il ragazzino. Chiedo scusa per gli eventuali errori ma il mio greco antico è di molto arrugginito dai tempi del liceo!), in quanto l'omosessualità è per il sottoscritto tutt'al più un affare fra una persona e la sua coscienza. Ma non posso fare a meno di pensare che la stizzosa reazione, del Pasolini ad un passo di un libro sull'omosessualità di Daniel e Baudry, in cui gli autori, assolutamente non imputabili di omofobia, condannano l'irresponsabilità del pederasta libertino, che adescando il giovanetto non ancora sicuro della propria identità sessuale lo porta artatamente ad una tendenza omosessuale, non posso fare a meno di pensare che la sua reazione fosse di colui che era punto sul vivo in quanto lui stesso un pederasta libertino, usante lui si sadicamente il potere datogli dalla ricchezza, dall'influenza che aveva sul campo culturale ed editoriale, a soddisfare le proprie voglie con giovani eterosessuali, facendo il corruttore, Odiavo la sua faziosità intellettuale sempre disonesta come ogni faziosità, specialmente se cosciente. Odiavo i suoi film, non perché politici, ( devo ancora trovare chi effettivamente potesse credere che Salò fosse come rappresentata dalle Centoventi giornate di Sodoma!) ma perché francamente brutti. Alcuni film di registi comunisti , fatti da attori comunisti, potevano darti delle sensazioni di scontro, di dibattito, potevi dire che, cavolo, erano anche interessanti anche se dicevano balle o cagate, ma i suoi film ti davano una visione così miserabile della vita , i suoi personaggi erano così squallidi, senza redenzione, che ti facevano cascare le braccia; era riuscito a far diventare noioso anche Totò, il che è tutto dire!
Devo dire che mi stupirono, due articoli apparsi sul Borghese e sul Candido, in cui la morte di Pasolini era vista come un dramma , e come una perdita per la cultura italiana, pur se veniva attaccata ferocemente la sua opera. Le due firme sugli articoli erano di Gianna Preda e di Giorgio Pisanò , rispettivamente sul Borghese e sul Candido. L'articolo di Gianna Preda ricostruiva la morte di Pasolini in una sorta di sceneggiatura tratta da Ragazzi di vita, in Pisanò per la prima volta mi trovavo davanti non all'ottuso cane da guardia dell'ortodossia missina che avevo conosciuto allora e che avrebbe dato prova di essere anche in futuro, ma un giornalista che Pasolini lo aveva letto attentamente. Questo mi portò ad analizzare in seguito più attentamente gli articoli di Pasolini. Di lui avevo letto a scuola la ballata del violento, una delle poche sue poesie che mi era piaciuta, ed alcuni articoli sul corriere della sera, anche se non mi piacevano i giornali borghesi, li trovavo più faziosi di quelli dei compagni, che erano interessanti.
Ah, la mia prima reazione era stata profetica , grazie anche alle estemporanee dichiarazioni di Oriana Fallaci ( antifascista allora, anti islamica in seguito, cazzara sempre!) che aveva dichiarato di sapere che la morte del PPP era da addebitarsi ai fascisti, tanto è vero che apparvero sui muri italici dell'epoca scritte rosse cubitali dicenti : Pasolini come Matteotti! Pare che però mani sbarazzine aggiungessero subito dopo in nero: Ammazzato dai Culi Rotti! Si deve dire che la rima era stata servita su un piatto d'argento!
Anche la terza considerazione fu profetica, fra le tante cazzate sparate fu rimarchevole quella di Marco Pannella che chiamava Pasolini un santo laico ( allora al sottoscritto fresca matricola universitaria venivano in mente Goliardiche litanie, in cui i santi erano capaci di mirabolanti tecniche amatorie, quali San Cirillo che col ca..o a spillo sodomizzava secondo dette litanie i microbi!).
Eppure adesso rileggendo il Pasolini di Scritti Corsari, penso che lostesso avrebbe sghignazzato vedendosi celebrato da coloro che lo avevano attaccato a sinistra in maniera virulenta e molto volgare...ed oltretutto posso in effetti dire che alcune sue visioni di allora erano sicuramente profetiche.
Come non essere con lui d'accordo quando, analizzando la vittoria dei divorzisti, metteva il dito sul fatto che sia DC e MSI che avevano affrontato la battaglia contro il divorzio credendo di vincere, sia il PCI che allora aveva affrontato la battaglia pro divorzista , credendo di perderla, spostandola quindi sul binomio fascismo – antifascismo, non avevano capito che la società italiana non era più quella degli anni 50, primi anni sessanta ma che il consumismo l'aveva cambiata. Perché il mondo sociale italiano non era più quello degli anni cinquanta, una società che era la stessa di quella degli anni trenta come valori, in cui non c'era stata la cesura che ci fu negli anni sessanta, una mentalità che cambiava. Ciò che mise Pasolini contro gli altri suoi compagni intellettuali, che erano di un conformismo che faceva schifo allora come lo fa adesso, era che Pasolini rimpiangeva la società di allora, e aborriva, disprezzava, e temeva la società che sarebbe arrivata allora.
Basta leggere l'incipit della recensione di Pasolini a Un Po' di Febbre di Sandro Penna “ Che paese meraviglioso era l'Italia durante il periodo del Fascismo e subito dopo!” per capire come contro di lui si sarebbe alzate le vestali dell'antifascismo isterico! Pasolini che ammira la società fascista! Anche se lui dice che la società era splendida malgrado il fascismo, era comunque un esaltare una società che con la società italiana degli anni formidabili , come diceva Mario Capanna, faceva a pugni, era completamente antitetica. Era una società che aveva dei valori di onestà , austerità morale, risparmio, Patria, ordine, religiosità, moralità che erano condivisi da tutti anche da coloro che delinquevano, “l'onestà dei padri e delle madri!”, e malgrado lui si arrampicasse sugli specchi dicendo che questi valori erano buoni e reali “ nelle culture particolari e concrete che costituivano l'Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale...nel momento in cui venivano assunti a “valori” nazionali non potevano che perdere realtà e diventare atroce, stupido, repressivo conformismo” ( articolo apparso sul Corriere della Sera, col titolo “ Il vuoto del potere in Italia”, il 1° febbraio 1975, ma universalmente noto come l'articolo delle lucciole), non poteva fare a meno in se stesso di capire che quei valori erano buoni sempre ed ai suoi compagni di strada intellettuali borghesi e progressisti, ed agli intellettuali di sinistra, proni alla dirigenza del PCI, non potevano che logicamente far rizzare i capelli.
Se la DC ed il PCI , (e i dirigenti di quest'ultimo non potevano perdonargli di averlo fatto notare!), avevano totalmente sbagliato l'analisi antropologica della nuova società italiana, lui d'altro canto non aveva capito che tutti i suoi amici intellettuali invece di temere il nuovo potere , per lui fascista, della nuova società consumista, la auspicavano ed erano pienamente pronti ad accettare i nuovi (dis) valori che il consumismo portava avanti, reagendo alle sue osservazioni con sufficienza stizzosa.
Ma questo lui non poteva comprenderlo perché lui voleva credere a quello che scriveva sempre sull'organo, oggi come allora e come sempre, della più schifosa borghesia italiana, ovverosia che esistevano due paesi in Italia, uno dei quali corrotto, disonesto incapace,affondante nella degradazione, l'altro onesto, morale, capace di risollevare l'Italia, quest'ultimo rappresentato dalla classe dirigente del PCI di allora. ( Che cos'è questo Golpe, Corriere della Sera 14/11/1974)
Sappiano gli estimatori da destra di Pier Paolo Pasolini, che se ancora adesso nella cultra politica italiana troviamo sempre il pregiudizio razzistico di una sinistra sempre e comunque moralmente superiore, i moderni Rodotà, lo dobbiamo anche a Pasolini stesso.
Finisco ora questo che sarà uno dei primi interventi su PPP a trentacinque anni dalla morte, anche perché certe cose di lui vanno chiarite.
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