Il tramoNto Dell’occidente
La convergenza delle catastrofi
e la Rigenerazione della Storia
“Nella storia l’essenziale è sempre e soltanto la vita, la razza, il trionfo della volontà di potenza…” Oswald Spengler Il Tramonto dell’Occidente Longanesi, Milano, 1957 pag-1425.
“Friedrich Hielscher, discepolo di Junger, proclama….: “L’homo revolvens gioca un ruolo nel grande teatro del mondo;non conoscerà pace fino a che il contenuto dei musei non sarà cambiato. Allora, gli altari sacrificali in pietra si leveranno nuovamente nelle radure,e le croci si ritroveranno nelle vetrine dei muse…” Giorgio Locchi Definizioni Società Editrice Barbarossa, Milano, 2006, pag.150..
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Questo è un tentativo di dare una forma seppur provvisoria, ad una serie di riflessioni che hanno occupato l’autore per molti anni, sperando di poter darvi, in futuro, maggiori dimensioni, maggiore organicità e ulteriori approfondimenti.
Codeste riflessioni si indirizzano a chi ha tentato di richiamarsi alle tendenze nazional-rivoluzionarie attive in Europa tra le due guerre mondiali e ai loro più o meno indegni epigoni post 1945: Chi scrive ritiene che nelle società plurirazziali e meticcie che, inevitabilmente, si installeranno in Europa non avrà più senso voler riproporre, più o meno riveduta e corretta, la sintesi di nazionalismo e socialismo che caratterizzò i Fascismi europei, mentre sarà, forse, ancora, o meglio di nuovo, possibile, richiamarsi a motivi e valori gerarchici e guerrieri presenti in quelle tendenze. Si potrebbero riprendere, mutatis mutandis, certe considerazioni di Julius Evola riguardo alla Repubblica Sociale Italiana, mentre, su un piano più ampio, riteniamo che certe posizioni di quest’autore su gerarchie e aristocrazie potrebbero venire rilette alla luce, appunto, dell’inevitabilità della società plurirazziale e meticcia. Possiamo chiederci se chi fosse rimasto legato a certe tematiche potrebbe tornare a parlare di “miti del sangue”,delle concezioni superomistiche nietzschiane , di lotte tra civiltà solari e telluriche,di Ordini,di Iniziazioni e di Aristocrazie,ma ,questa volta,con maggiore attinenza al mondo in cui toccherà vivere.
Sorgerà, forse, un radicalismo di destra reso più duro da una rimmersione nelle acque in cui fu tenuto a battesimo da Federico Nietzsche,e dalle condizioni stesse in cui si troverà ad agire..
Chi scrive ha, da decenni, posto al centro delle sue riflessioni storico- politiche il concetto espresso da Adriano Romualdi inJulius Evola: l’uomo e l’opera ( G. Volpe, Roma, 1968, pag. 26) “Il Fascismo, nel suo significato europeo fu .. la coscienza profonda della decadenza cui andava incontro l’Europa e la volontà di porvi rimedio con mezzi totali e violenti.” In effetti “I Fascismi hanno significato una specie di estate di san Martino, una reazione crepuscolare, autunnale, alla decadenza, semplicemente precorritrice dell’
delle culture-che per noi è l’inverno della modernità.” (Franco Freda Ar, Padova, 1996 pag. 119.
E’ ormai una nozione comune che: “Ogni civiltà è caduca, nel senso che è destinata a decadere, a spegnersi, in una parola: a morire. La civiltà occidentale, alla quale apparteniamo, non fa eccezione…. è caduca anch’essa. Un giorno si spegnerà, come si sono spente tutte le altre. Noi ci troviamo oggi, in quest’ultimo decennio del Novecento, nella fase di discendente della parabola, cioè nel periodo della decadenza. Già oggi, nonostante le grandi conquiste tecniche, nonostante l’esplorazione dello spazio, la civiltà occidentale è decadente. ….La civiltà occidentale sta avviandosi verso l’estinzione, verso la morte”Piero Ottone Mondadori, Milano, 1994, pag. 19.(1). Se è vero che “La caratteristica di una epoca di declino è di mascherare il declino stesso, di censurare quelli che annunciano la catastrofe…”(Guillaume Faye pag. 24) è pur vero che i sintomi stanno diventando sempre più evidenti.
Scriveva Giorgio Locchi pag. 11 “…ciò che è proprio di questa malattia della società che è la decadenza è la cecità che colpisce il malato a proposito del proprio stato. Più è malato più crede di essere in buona salute. Una società decadente è perciò tanto più “progressista”quanto più vicina all’esito fatale della malattia.” E a Pag. 12,questo compianto maestro rilevava:“..fenomeni sociali che nella lunga storia umana hanno sempre caratterizzato le agonie dei popoli e delle culture, dal femminismo alla folgorante scalata sociale degli istrioni e della gente di spettacolo, dalla disgregazione delle cellule sociali tradizionali, agli effimeri tentativi sempre rinnovati di rimpiazzarle con non si sa quali “comuni”, dall’universalismo masochista al crollo di ogni norma sociale costruttiva per l’individuo…”
Orbene, riguardo al cosi detto “tramonto dell’Occidente” Gianfranco De Turris nella sua premessa alla ed. 1998 de di Julius Evola cita quanto scriveva a proposito dei critici radicali della attuale civilizzazione Michela Nacci nel suo (Loescher, 1982): per costoro(2). Dal che si deduce che, sul piano sociopolitico, ogni posizione “conservatrice”è ormai obsoleta e controproducente “La società che abbiamo davanti agli occhi non può essere rabberciata, il sistema non può essere salvato cosi come è. Questa è l’illusione dei conservatori di tutte le tendenze. La soluzione, la salvezza non potranno venire che da una situazione di caos- guerra civile, crisi economica di proporzioni gigantesche, etc, che rovescerà le mentalità dominanti e renderà accettabile e indispensabile ciò che prima non era neppure immaginato. Ecco ciò che cambierà tutti i dati e, unicamente, permetterà la costruzione di un altro ordine, quello del dopo-caos”G. Faye pag. 67.
Di ciò si ebbe già un qualche presentimento ancor prima della disfatta europea nella Seconda Guerra Mondiale. Già Edgardo Sulis nella sua prefazione all’antologia ( riedita nel 1983 da “Sentinella d’Italia”Via Buonarroti 4 Monfalcone) aveva scritto “Ma quanto più saremo fedeli alla demolizione totale più libero sarà il terreno ove dovrà sorgere la nuova città”
Abbiamo da imparare, anche a questo proposito, dalla “Rivoluzione Conservatrice”tedesca. Giorgio Locchi in : scrive
pag. 151 “In fin dei conti, i “conservatori”della KR vogliono distruggere tutto di ciò che li circonda, perché tutto è già cadavere: ciò che essi vogliono conservare, lo vediamo oggi chiaramente, non è nient’altro che la storicità dell’uomo, cioè la possibilità di nuovi eterni ritorni, in opposizione alla progettata apertamente o meno, dai loro avversari. Essi aprono al ritorno del passato. Ma questo stesso passato non è il passato della memoria; è il passato di un’immaginazione che affonda le sue radici in una Sehnsucht in uno slancio nostalgico e passionario verso l’avvenire rigenerato che fa seguito al crollo di una civilizzazione.”
Passando ad anni a noi più vicini: questa società, sostengono alcuni, ormai, “ è inguaribile: non è più possibile alcuna terapia, ormai non sarebbe più efficace nemmeno un’operazione chirurgica. Bisogna accelerare l’emorragia e sotterrare il cadavere”Giorgio Franco Freda (AR, Padova, 2000, pag. 34, cfr anche Chiara Stellati , AR, Padova, 2001.) Sul problema dell’atteggiamento nichilista che si potrebbe opporre alla società in cui siamo costretti a vivere si possono trovare utili spunti in Armin Mohler (Akropolis, Napoli, 1990, purtroppo la traduzione non è molto buona!).
Non si potrebbe, a parere di chi scrive, essere ormai d’altro parere di quello, esposto nelle righe precedenti, non rimanendo, sempre a nostro parere, altro da salvare, prima che sia troppo tardi, quel poco che resta del retaggio indo-europeo. Ricordiamo che già F. Nietzsche “.. auspicava per l’Europa un’ultima catastrofica decadenza, affinché essa possa rinascere ”Giorgio Locchi<>(Akropolis-Lede, Roma. 1982, pag. 179) E a pag. 202 dello stesso testo: “Per Nietzsche….l’Europa è destinata a morire ed anzi deve morire, per potere rinascere- totalmente diversa- dalle proprie ceneri. La , la e comanda dunque di accelerare, con ogni mezzo possibile, il processo fatale di disintegrazione delle società europee cristiano –egalitaristiche: soltanto allorquando gli europei saranno diventati una massa di schiavi docilmente rassegnati(che l’ di prefigura mirabilmente), è potrà sorgere infine, come chiamata dal vuoto, la che saprà edificare un’Europa e fare della massa lo strumento capace di assicurarle la , per il bene dell’umanità intera, innalzata verso un ”.
Lasciamo, per ora, a chi legge il dilemma se si debba o no, e come, giungere ad agire per facilitare un eventuale crollo: il problema è se la modernità stessa debba o non portare ad una crisi risolutiva che, se non altro, offra possibilità di azione.
In ogni caso, al di là dell’irrimediabile decadenza di una civilizzazione in stato di inarrestabile putrefazione, e ormai dilagata a livello mondiale schiacciando i resti delle altre culture esse stesse ormai “spente” . vi è il pericolo, ogni giorno più incombente, che l’intera “razza bianca” venga definitivamente sommersa dalle masse delle cosiddette “razze di colore”.(3) Già Nietzsche aveva rilevato: “Chi ci garantisce che la democrazia moderna, l’ancor più moderno anarchismo, e specialmente la tendenza alla forma sociale più primitiva, che è propria oggi di tutti i socialisti europei, non rappresentino un mostruoso ritorno atavico, e che la razza dei conquistatori e dei signori, l’ariana non sia in procinto di soccombere anche fisiologicamente?” La Genealogia della Morale Libro 1, af.5 cfr A Romualdi .
In Italia, nel periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale non mancò chi comprese quali pericoli avrebbe presentato il futuro (cfr Alfonso De Filippi Idee in Movimento, Genova, 2003.) Su “Il Popolo d’Italia ”, in data 9 giugno 1934, il Duce scriveva: “L’Europa muore. La razza bianca si va assottigliando con progressiva regolarità. Di qui a un paio di secoli i cartografi registreranno il vecchio continente fra le colonie degli imperi orientali.” E il 4 settembre 1934 “si tratta di sapere se davanti al progredire in numero e in espansione delle razze gialle e nere, la civiltà dell’uomo banco sia destinata a perire.”.”
Nell’Agosto 1935 Mirko Ardemagni scriveva su “Gerarchia” un articolo dal significativo titolo ”La Rivoluzione Fascista salverà la Razza Bianca”: egli vi sosteneva: ”Il risultato finale al quale tende la Rivoluzione Fascista è quello della difesa della Razza Bianca contro la balenante minaccia che per questa si presenta di essere sommersa dai popoli di colore.” Infatti per l’autore “…il socialismo e il liberalismo rappresentano ..per vie diverse 2 vere e proprie congiure contro la razza e contro i popoli che hanno retto finora i destini del mondo.”Due anni dopo lo stesso Ardemagni nel libro “La Francia sarà fascista?” (F.lli Treves, Milano, 1937, pag. 55) scriveva: “La rivoluzione italiana, che è veramente universale, …tende alla conservazione e al prestigio della razza bianca….Il Fascismo, che ha un senso gerarchico delle razze,…è inconciliabile con quei regimi che procedono alla degradazione qualitativa delle razze europee o a quegli inserimenti artificiosi delle popolazioni che pregiudicano le caratteristiche e le differenziazioni necessarie al perfezionamento umano…”
Dopo l’inizio della II guerra mondiale, il noto giornalista Virginio Gayda in un libro ancor oggi interessante (“Che cosa vuole l’Italia?” Ed. de “Il Giornale d’Italia” Roma, 1940, pag, 434 e segg. parlava di ” La Difesa Bianca” e scriveva: " Bisogna pensare alla difesa dell’Europa e delle razze bianche. La difesa sta anzitutto nella loro potenza demografica. Ma questa potenza, che varia nelle diverse nazioni europee, deve essere sostenuta e favorita da adeguate basi territoriali, ossia da sufficienti e liberi mezzi di lavoro e di vita. Perciò il comune interesse della civiltà europea e delle razze bianche è quello di riconoscere il supremo valore della capacità demografica, che sopravvive in alcuni grandi popoli europei, e dare spazio, alla sua libera e rigogliosa espansione” (ovvio che ci si riferisse ad Italia e Germania).Continuava il Gayda (pag. 438) ” Oggi, si può dire, molta parte della razza bianca è in crisi. Crescono invece vertiginosamente di densità le razze di colore e ascendono con tutte le armi della civiltà moderna apprese dai bianchi. Così disciplinata nelle nuove forme civili, la massa della loro popolazione non è più soltanto una forza bruta e passiva: diviene una forza d’espansione, di concorrenza, di dominio.”)
Su un piano più ampio Domenico Losurdo in in N. 17 Gennaio 2004, notava: “In ultima analisi, il terzo Reich si presenta come il tentativo, portato avanti nelle condizioni della guerra totale e della guerra civile internazionale, di reagire al pericolo del tramonto del suicidio razziale dell’Occidente e della razza superiore, realizzando un regime di white supremacy su scala planetaria e sotto egemonia tedesca.”
Oggi il “mondo bianco” viene invaso:
“ I nostri principi umanitari ci condannano a subire una crescente invasione di stranieri" così Gustave Le Bon: (Monanni, Milano, 1927, pagina 138) che aggiungeva (pag. 139) "I peggiori disastri sui campi di battaglia sono infinitamente meno temibili di tali invasioni."(Di questo noto poligrafo francese cfr. anche Les Amis de Gustave Le Bon, Paris, 1987).
Più recentemente Piero Ottone Mondadori, Milano, 1994, pag. 133 )scriveva: “La crescita demografica in Africa e in Asia, la pressione della gente di colore ai nostri confini, la comparsa delle loro avanguardie nei quartieri poveri delle nostre città, sono i segni premonitori del nostro destino;….Tutto fa pensare a un Terzo Mondo che sommerge, col suo immenso peso demografico, il mondo civile: è successo prima, in altri periodi storici e con altre civiltà; potrà succedere ancora”
E ancora
“Oggi, il nucleo etnico euro-americano è circondato da masse sempre più numerose, di cui si può dire, per usare l’espressione di Alessandro Herzen, che sono , perché non sono più portatrici di civiltà----masseche premono con la forza del numero, i barbari alle porte”Piero Ottone in 8 I 1997.
“Per la prima volta nella loro plurimillenaria storia, i popoli europei, non regnano più sul loro spazio, né spiritualmente, né politicamente, né etnicamente.”.( D. Venner pag. 11).Inoltre “Adottando il meticciato come orizzonte, la maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale hanno favorito i flussi migratori in provenienza dall’Oriente e dall’Africa. Riguardo alle nuove leggi, per un completo rovesciamento della morale vitale, il colpevole non fu più colui che distruggeva il proprio, popolo, ma chi, al contrario, operava per la preservarlo. Non esiste nella storia un altro esempio di civiltà che abbia spinto a tal punto il desiderio di non sopravvivere e la volontà di suicidarsi.”(ibidem pag. 38)
Ricordiamo: <...nei lunghi tempi della storia le uniche vittorie che contano sono quelle demografiche>Carlo Jean (Laterza, Bari, 1995, pag 81) “Non sono le bombe né le azioni militari che abbattono i popoli. E’la sommersione etnica. Le bombe e la violenza, al contrario, possono risvegliarli. L’arma di guerra più letale, in ogni tempo, sono state l’infiltrazioni di popolazioni straniere, le naturalizzazioni, le graduali prese di potere da parte degli stranieri”G.Faye pag. 44
Probabilmente è giusto quanto si poteva leggere in un profetico romanzo: Jean Raspail (Il Cavallo Alato- Ar, Padova, 1998 pag. 119.)
.Da parte sua il demografo francese Gerard –Francois Dumont sarebbe giunto a scrivere: ”L’uomo bianco è attualmente davanti a due scelte, suicidarsi o salvare il mondo salvando se stesso.”(cit. da Carlo Rossella in6/X/1985
Ancora peggio: di là da tutto questo, pare sempre più chiaro che la funzione del mondo moderno consiste nel ridurre il pianeta ad un inquinato immondezzaio e l’umanità ad una putrescente massa di bastardi senza patria, né razza, né fede soggetta ai più irrimediabili processi di contro selezione.
Ed entriamo nel nucleo delle nostre riflessioni partendo, appunto, da quella società “multirazziale” e, inevitabilmente, almeno in parte “meticcia”il cui avvento in Europa è ormai irreversibile. Riteniamo che se anche questo processo dovesse continuare senza scosse, garantendo anche, almeno nelle prime fasi, un certo relativo benessere materiale generale, esso stesso dovrebbe sollevare l’opposizione degli elementi migliori. Si annuncerebbe, infatti, come possibile quella “ fine della storia” profetata da alcuni, il trionfo di quel “ultimo uomo” intravisto da Federico Nietzsche. Ma proprio il filosofo della “Volontà di Potenza”aveva anche scritto. “La degenerazione collettiva dell’umanità fino a quel tipo d’uomo che gli stolidi socialisti e tutti gli imbecilli considerano il loro, il loro uomo ideale; la degenerazione e il rimpicciolimento dell’uomo fino a renderlo un perfetto animale da gregge o, come essi dicono, un uomo della; l’avvilimento dell’uomo fino a diventare una bestiola da gregge con uguali diritti ed uguali pretese, è possibile, non v’ha dubbio che possa avvenire! Colui che ha considerato le ultime conseguenze di tale possibilità, ha imparato a conoscere una nausea che gli altri uomini non conoscono….e forse anche un nuovo compito” (af. 203 Cfr. Newton, Roma, 1993, pag. 500)(4).
“L'ossessione di purezza di ogni teorico del razzismo finirebbe col riconoscersi lungimirante davanti allo spettacolo compiuto di un "Mischmaschvolk" di una umanità imbastardita e immemore" Giovanni Monastra in n. 10, 1998.
Inoltre “La mescolanza delle razze, l’imbastardimento che ne risulta costituiscono sempre una regressione, una dissipazione dell’eredità degli antenati e un rischio di indebolimento per i discendenti che nessun uomo responsabile ha il diritto di assumere”Alain Danielou(Ubaldini, Roma, 1980, pag. 173)
Cesare Mazza (Wage, Roma, 1993, pag. 16/17) prevedeva “L’ipotizzazione di società cosiddette plurinazionali, se diabolicamente realizzata, ridurrà la Nazione e l’Europa ad un consorzio di meticciato senza volto e senza anima, conseguendo in livellamento di Sangue e di pensiero agli stadi inferiori, per il quale ogni valore superiore di Civiltà sarà frantumato e definitivamente sepolto. Il degrado morale delle società nazionali europee ed extra europee, freneticamente impegnate in deliri mercantilistici e pseudo umanitari, fra scompensi sociali spaventosi, denunziando la fine di una era, se mai protratto ed alimentato ancora, segnerà il tramonto non di una Civiltà, ma della Civiltà.”.
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Parrebbe, però, sempre più difficile che questo mondo possa continuare a putrefarsi senza dover affrontare crisi sempre più gravi.
“Su di un piano generale: Rutilio Sermonti M.N.P., Roma, 2004, pagg 10-11.(5 )
Riportiamo da del 9-II-2001 un articolo non firmato, dal titolo alquanto inquietante sottotitolato vi si leggeva: "Riscaldamento della terra, carenza di acqua potabile, esplosione di malattie come l' Aids, cambiamento demografici, immigrazioni, mutamenti psicologici e attitudinali verso il ruolo e la funzione dei militari sono i denotatori di situazioni altamente a rischio in tutto il pianeta. Un pianeta disastrato."
Vi è anche chi ipotizza anche di peggio: “Per Martin Rees, un autorevole esperto di cosmologia e astrofisica, c'è solo una probabilità su 2 che la razza umana arrivi al prossimo secolo.”Giovanni Sartori in 17 VIII 2003.)
“I problemi razziali e quelli ecologici ormai configurano le due ganasce di una immane tenaglia che, irreversibilmente a quanto sembra, sta stritolando il mondo della modernità contemporanea”Silvio Waldner AR, Padova, 1998, pag. 11 -----
Dedichiamoci, per ora, solo ai problemi inerenti alla società “multirazziale” in se stessa:
“Non esiste un solo esempio storico di società plurietnica non conflittuale e che non sia stata crudelmente gerarchizzata e oppressiva” G. Faye SEB, Milano, 1999 pag. 160.
“Nell’impossibilità di selezionare o bloccare l’immigrazione non vi è altra prospettiva che quella di uno scontro etnico interno”Carlo JeanLaterza, Bari, 1995 pag. 100. (6)
“Nei conflitti tra civiltà a differenza di quanto avviene con quelli ideologici, si sta sempre dalla parte della propria razza. "(Samuel Huntington ( Garzanti, Milano, 1997, pag .319.)
“Per tentare di trarre in inganno, i governi europei evocano i benefici della società multiculturale, ma senza tener conto del fatto che la guerra civile è…il destino della maggior parte degli Stati plurietnici e/o multiconfessionali” Eric Werner Il Settimo Sigillo, Roma, 2004, pag. 60.
Possiamo citare dall’articoletto pubblicato su del 4 Settembre 2007: “Le differenze sociali ed etniche abbassano la fiducia reciproca: lo sostiene il ricercatore americano Robert Putman dell’Università di Harvard, al termine di uno studio, cominciato nel 2000, basato su un campione rappresentativo di circa 30mila americani raccolto dalla Social Capital Community Benchmark Survey. La ricerca indica che il livello di fiducia è inferiore tra i popoli provenienti da diverse etnie….L’alto livello di immigrazione nei Paesi industrializzati….(non sarebbe una buona cosa) dal punto di vista sociale: la diversità che produce mancanza di fiducia rende difficoltoso il rafforzamento comunitario” (cfr anche del 6-sett.2007
“L’etnologo americano Stanley J.Stuart sottolinea nel suoil fatto che le popolazioni più instabili sociologicamente si trovano nel Sud America, nel Maghreb e nel Medio Oriente, zone di grande meticciato”G.Faye A detta di alcuni, poi, la possibilità di futuri scontri etnici sul suolo europeo sarebbe resa più probabile dalla presenza tra le messe degli immigrati, di una forte componente islamica (7).
“Come notarono etnologi e antropologi come Jules Soury e Rene Martial, studiosi oggi disprezzati,censurati e dimenticati dai miserabili guardiani dei dogmi correnti,le civiltà durature e feconde non sono mai state antropologicamente eterogenee. Al contrario esse sono crollate una volta sorpassata un certa soglie di eterogeneità”G.Fayepag. 234
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Lasciando, per ora, da parte il tema della conflittualità, dedichiamo la mostra attenzione a quello della gerarchizzazione delle società multirazziali.
Scriveva Rutilio Sermonti in 13 Ottobre 2005- “La storia insegna anche che l’integrazione razziale non produce mai una fusione paritetica, bensì il dominio di una razza-padrona di serie A (come in America i famosi WASP) su razze di serie B (come latini, asiatici e negri) costretti ad adattarsi al letto di Procuste di una civilizzazione non creata dai loro padri e a cui non sono portati. La parola “libero”, per chi non lo sapesse, significa per etimologia millenaria “appartenente alla stirpe dominante “
Silvio Waldner Ar, Padova, 1997.pag.28, sosteneva: “Il problema razziale non viene eliminato neppure dal meticciato, contrariamente alle fantasie morbose di tanti utopisti egualitari. Nelle terre e nelle società a meticciato diffuso-……si incomincia a formare una stratificazione sociale nel cui ambito l’è formata da coloro che hanno un massimo di sangue degli antichi padroni.”
Un esempio “classico” di tale processo di stratificazione sociale sulla base delle differenze razziali è quello del sistema delle caste in India.
Un articolo apparso il 21 Maggio 2001 nell’edizione online del Times of India a firma di Chidanad Rajghatta, portava il titolo <>che potremmo tradurre: Vale la pena di segnalarne i contenuti; vi leggiamo infatti:”la componente maschile delle caste superiori indiane è geneticamente più simile agli Europei di quella delle caste inferiori, che sarebbe maggiormente asiatica.Tali idee erano sostenute in un saggio destinato ad essere pubblicato sulla rivista Human Genome. Gli autori di tale studio sostenevano, sulla base dei dati tratti dalle conclusioni delle loro ricerche, che gli eurasiatici occidentali immigrati in India durante gli ultimi 10.000 anni erano per lo più maschi e il materiale genetico mostrava come gli antenati degli uomini e delle donne indiani provenissero da diverse zone del mondo. Inoltre tali studi rilevavano che le differenze riscontrate offrivano una chiave per la comprensione dell’origine del sistema delle caste; risulterebbe infatti che gli invasori e/o immigrati maschi abbiano lasciato più discendenti nelle caste alte che in quelle basseInfatti il DNA mitocondriale (trasmissibile solo in linea materna) degli appartenenti alle varie caste è più simile a quello di altri popoli asiatici che a quello europeo, e tale somiglianza sarebbe maggiore nelle caste basse che in quelle alte. Al contrario, il cromosoma Y, che viene trasmesso solo in linea paterna, mostra in ogni casta una certa somiglianza con quello degli Europei, somiglianza che si accentua nelle caste superiori. Il che indicherebbe appunto che ad entrare nel subcontinente siano stati più uomini che donne.Michael Barmshad dell’Università dello Utah, capo di questo gruppo di studiosi, sostiene che, avendo ampliato lo studio ad altri 40 geni addizionali, ereditari sia in linea maschile che femminile, ulteriori risultati hanno confermato che gli appartenenti alle caste più alte sono maggiormente simili agli Europei di quelli delle caste inferiori, il che rivela come nell’antica India vi fosse una certa mobilità sociale per le donne dal basso verso l’alto.” Tali ricercatori sarebbero giunti a stabilire una gerarchia delle caste in base alla loro somiglianza genetica con gli Europei, e questa classifica vede al primo posto i Bramini, al secondo gli Kshatriyas, al terzo i Vaishyas. Nei mesi seguenti non abbiamo più avuto notizie di questi studi e dei loro risultati, le cui implicazioni antiegualitaristiche li avrebbero resi politicamente scorretti. Machael H.Hart (Washington Summit Publishers, USA, 2007, pag. 270, da parte sua, scriveva: “Verso il 1500 a.C.,l’India venne nuovamente invasa dal Nordovest. Questi nuovi invasori, gli Ariani appartenevano a tribù caucasoidi che parlavano linguaggi indo-europei parenti dell’antico Sanscrito. Ben presto gli invasori sottomisero i resti della civiltà della Valle dell’Indo, e gradualmente si sparsero per tutta l’India settentrionale. Come risultato, la maggior parte degli abitanti dell’India settentrionale parlano lingue imparentate tra di loro, derivate dal Sanscrito.(La maggior parte degli abitanti del Sud continua, invece, a parlare lingue dravidiche).Probabilmente gli invasori ariani provenivano dall’Afghanistan o forse dall’Iran orientale, e in precedenza dall’Asia centrale. Dato che essi erano alquanto più chiari di pelle, gli attuali abitanti dell’India settentrionale sono, in media, alquanto più chiari di quelli del sud. Dato che le regioni da cui gli Ariani provenivano erano molto più secche dell’India, e non potevano aver in precedenza ospitato una popolazione numerosa come quella dell’India settentrionale, è chiaro che gli invasori dovevano essere molto meno numerosi delle popolazione indigena. La più semplice spiegazione del loro successo è che essi avessero, in media, un’intelligenza maggiore degli abitanti precedenti…..ne consegue che una dei risultati laterali dell’invasione fu quello di innalzare il QI medio della popolazione indiana.”.
R.Biasutti UTET, Torino, 1967,Vol.II pag. 591 scriveva “Lo studio comparativo dei caratteri somatici delle caste, nelle varie regioni, ha dimostrato che alla gerarchia sociale ne corrisponde una fisica in quanto che della caste alte alle basse si fa di regola più scura la pelle, aumenta l’indice nasale e diminuisce la statura”
Alberto Ronchey inGarzanti, Milano1973, pag. 35 riassumeva “ Gli invasori indoeuropei, fratelli degli Iranici, imposero l’edificio delle caste social- religiose, non comunicanti tra loro, per garantire il dominio ariano- braminico e sbarrare la via al meticciato. In pratica non fu evitata una discendenza meticcia…”
Sempre sulle caste ebbe, ancora, a scrivere J. Evola (Mediterranee, Roma, 1995, pag. 30) che in India “Come arya valse essenzialmente una aristocrazia, opposta, nello spirito e nel corpo, sia a razze, primitive, ibride e quali quelle delle popolazioni kosaliane e dravidiche trovate nei territori.. conquistati, sia, più in genere, al substrato corrispondente a qual che oggi si chiamerebbe probabilmente la massa proletaria e plebea, nata in via normale per servire, la quale, in India come nel mondo greco-romano, fu esclusa dai culti luminosi caratterizzanti le caste superiori, patrizie, guerriere e sacerdotali.”
Inoltre “La gerarchia delle caste fa sì che la società tradizionale sia retta da uno stile di vita eroico ed aristocratico, essendo il dominio economico e materiale subordinato ai valori politici e religiosi”Antonio Medrano Raido, Roma, 2006, pag. 16>.(8)
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E passiamo alla “Nuova Cartagine di oltre- Atlantico”: “Una delle tesi difensive più care alla sinistra-che i pessimi risultati scolastici dei negri siano da imputare a fattori sociali, al grado cioè di ricchezza familiare- è smentita da precise rilevazioni. Gli studenti negri appartenenti a famiglie con reddito annuo tra i 50 e i 60 mila dollari non riescono a tenere negli studi il passo dei colleghi asiatici, appartenenti a famiglie con reddito tra i 10 e i 20 mila dollari annui. E il dato negativo per i colorati, trova conferma bei test di intelligenza raccolti negli orfanotrofi. Tra gli ospiti delle varie razze, allevati tutti, come è ovvio, in condizioni di assoluta uguaglianza per i punteggi conseguiti i neri occupano saldamente la coda della classifica.” Così Piero Sella in n. 39 Gennaio 1995.
In realtà: “nessuno contesta nel mondo scientifico americano, o in quello politico, che i neri abbiano quozienti medi di intelligenza più bassi dei bianchi” ammetteva Arturo Zampaglione: in 10 X 1984. “Statisticamente, la media della popolazione negra appare meno intelligente della media della popolazione bianca” così Maurizio Blondetin 12 XI 1975.
Inoltre, sempre negli USA, “il colore della pelle si schiarisce presso i negri man mano che si sale verso categorie di più alto livello sociale, il che conferma che fattori genetici intervengono in un modo o nell’altro, nella determinazione di questo livello.”Arthur Jensen in n 8, Ottobre 1981.
Giuseppe Sermonti in 23 novembre 1994scriveva: "Dai tempi di Darwin, c' è sempre qualcuno che ha misuratol'intelligenza umana e sempre è arrivato alla stessa conclusione,l'inferiorità negra. Uno dei primi esperti di IQ(Coefficiente diIntelligenza, W. Dubois non esitò a concludere che i negri erano assolutamente al di là di ognipossibilità di civilizzazione ).Il recente libro di Herrnstein e Murray "LaCurva a Campana", che ha risollevato il caso, si guarda bene dall'usarequelle espressioni di tono così razzista, ma afferma che, all'estremoinferiore della curva di distribuzione dell'intelligenza, c'è unasottoclasse con basso coefficiente e propensione al crimine.Sono i negri.Le obiezioni che si sollevano a queste conclusioni sono di tre tipi. Laprima, più franca e sbrigativa, è questa: "questo è razzismo". La seconda,sociologica, è che la inferiorità negra dipende dall' ambiente misero dellagente di colore. La terza è che i test, di intelligenza (l'IQ ) valutanoattitudini marginali, cioè sono poco intelligenti. Queste obiezioni sonostate superate.La Scienza non può evitare la conclusione della bassa attitudine dei negri,perché non può permettersi di scartare una realtà per il solo fatto che èscomoda, né può concedersi di rinunciare alla massima efficienza produttiva.Il razzismo è l'inevitabile esito delle statistiche biologiche.”
Ancor prima che negli USA dilagassero i rapporti sessuali tra appartenenti a Razze diverse e il conseguente meticciato, i negri del Nord America avrebbero goduto di una certa qual superiorità nei confronti di quelli africani grazie agli incroci avvenuti al tempo dello schiavismo. “La proporzione dei geni provenienti dalla popolazione bianca e facenti parte del genotipo dei negri americani ‘ del 31%. Da ciò proviene la riconosciuta superiorità del negro americano rispetto agli altri componenti della stessa razza.”B.B.P. a in N23 Automne 1985.”. Tutto ciò per noi è particolarmente importante in quanto la più parte degli immigrati che stanno invadendo, per ora pacificamente, l’Europa appartengono a stirpi negre, negroidi o almeno più o meno negrizzate.(9)
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Potremmo tornare in futuro su altri casi, ad esempio, sui caratteri di molte società africane che appaiono anche esse gerarchizzate su basi razziali, limitiamoci per ora a pochi spunti..
“Certo, si può rimanere impressionati dal gran numero di tradizioni locali che riferiscono ai bianchi venuti dal Nord l’ iniziativa delle istituzioni egemoniche. Ci si è riferiti ai Semiti per l’Etiopia, ai Berberi per il Sudan mo non è stato ancora possibile (né forse mai lo sarà ) verificare la fondatezza di queste leggende o escluderle definitivamente. Al minimo, si può ritenere che, in un certo numero di casi, le tradizioni che riferiscono all’arrivo, in epoca molto antica, di bianchi l’introduzione di un sapere e di un’autorità, siano di creazione relativamente recente e abbiano lo scopo di accrescere il prestigio della dinastia, conferendole in Etiopia origini semitiche e nell’Africa sudanese legami con l’islamismo.”Pierre Bertaux Feltrinelli, Milano, 1968 pagg. 35/36.
Noi riteniamo che tutto ciò non sia solo leggenda.
Mario Canella (Sansoni, Firenze, 1942, pag. 144) scriveva: “…tutte le civiltà dell’Africa nera…sembrano o civiltà prettamente camitiche o civiltà sorte sotto l’influenza di elementi culturali e razziali camitici, la nigrizzazione progressiva dei Camiti, d’altra parte, ha provocato, in uno certamente con l’influenze climatiche e ambientali, la decadenza intellettuale e culturale” In particolare pag. 174 “ E’opinione comune che le cosiddette civiltà africane(Benin, Dahomey, Zimbabwe, etc)siano da attribuirsi ad influenze ed elementi prevalentemente camitici.”
Più recentemente riassumeva, forse con qualche forzatura, Silvano Lorenzoni in(Ghenos, Ferrara, 2005 pag. 77): sostenendo che le “..strutture tribali più consistenti(che, per esempio nel caso degli zulù dell’Africa meridionale assunsero a dimensioni quasi statali sotto qualche dirigente più dotato) furono dovute a meticciato culturale e anche biologico con elementi appartenenti all’ecumene artico. Nell’Africa Nera, in particolare, le famiglie dei capi erano invariabilmente di razza /etiopica, e quindi di origine meticcia contenente una componente europide……tutti i cosiddetti imperi africani (Mali, Ghana, Timbuctù ecc.)furono il frutto di intrusioni esogene provenienti dall’Africa settentrionale, dall’Arabia o dall’India, all’ interno dei quali i negri non fecero altro che da manodopera servile.”
Troviamo in Africa una caso tipico di società plurirazziale, stratificata etnicamente ed estremamente conflittuale: quella costituita da Tutsi ed Hutu. Gianfranco Simone in 28-8-1996 “Quando giusto un secolo fa la Germania conquistò il Ruanda Urundi, i Tutsi o Watussi ( significa ) pastori guerrieri di ceppo nilotico, alti, longilinei, e dal volto aquilino, costituivano la nobiltà che nella regione dominava gli Hutu, agricoltori bantu di bassa statura e dal naso camuso.”
Più succintamente Stefano Citati in del 20/8/1998parlava di “..rivalità tra le etnie- gli alti allevatori tutsi, dai diritti nasi , dominatori dei bassi agricoltori Hutu dal naso schiacciato”e Antonio Brindisi in 21 X 1990 scriveva: dei Tutsi “Provenienti dall’Etiopia, si insediarono nel Ruanda attorno al diciannovesimo secolo, quando sottomisero le altre razze Bantu, meno evolute e potenti, ma più numerose ….”
Citiamo anche Bernardo Bernardi <>Istituto Italo- Africano, Roma, 1976. Pag. 60 “Le monarchie interlacustri”-“le distinzioni etniche delle singole popolazioni che noi chiameremo si sono pressoché cristallizzate quasi in forma di casta perché ognuna conserva la propria organizzazione classista pur facendo parte di un’unica popolazione con lingua e costumi propri”…”La distinzione etnica stabilisce il principio strutturale di stratificazione sociale e politica. Le etnie Hima, Tusi, Bito rappresentano i dominatori la cui condizione di prestigio sociale e di dominio politico era mantenuta costante dalla gelosia con cui preservavano la loto attività pastorale: essi solo potevano possedere il bestiame, e solo chi possedeva il bestiame era uomo libero….”. “Gli agricoltori Hima e Iru non avevano diritti politici. In genere la loro condizione era decisamente di servitù e di inferiorità, -….L’attività militare era privilegio dei giovani delle etnie dominanti: gli Iru e gli Hutu adempievano soltanto al trasporto delle vettovaglie.”
Un altro esempio: i Fulbe,etnia dell’Africa Occidentale, leggiamo F. Ratzel (Vol.II.Utet,Torino,1986) pag. 195 “… costituendo in molti luoghi la razza dominante e distinguendosi talora dai neri per caratteri di razza prettamente caucasici.”. Pag.197 “ G.A: Krause giunse ad affermare che tra loro si potevano discernere 2 classi nettamente distinte:1)Fulbe bruni o rossi;2 Fulbe neri,…I Fulbe bruni avevano membra esili,pelle chiara e fattezze somiglianti e talora perfettamente eguali a quelle degli Arii(Indoeuropei),” pag.200 “…,al sommo della loro potenza null’altro che una minoranza in mezzo a schiatte soggiogate che hanno contratto con loro stretti vincoli di sangue,nella loro decadenza quasi assorbiti da questa maggioranza…”..
Interessante è anche il caso del Madgascar ove tribù di origine prevalentemente asiatico -malese signoreggiavano su quelle più negroidi.
Citiamo,a tale proposito, da Federico Ratzel (Vol. II Unione Tipografico Editrice, Torino, 1896 ),pag. 544 “Secondo ogni apparenza l’elemento malese si è conservato purissimo in quello che oggi è il più potente di tutti i popoli del Madagascar, cioè gli Hova”Purissimo è una esagerazione. Pag. 545 “Osservatori recenti sostengono che in genere negli Hova, per lo meno in quelli delle coste, sia una forte proporzione di sangue bianco, ed attribuiscono in gran parte a questo la superiorità di questo popolo.”. Pag. 562 gli Hova hanno sempre praticato la razzia delle donne e di conseguenza la poligamia. Pag 570”Gli Hova sono divenuti grandi mercè la guerra, e mercè la guerra conservano la loro potenza.”
Infine “In tutti i pesi eredi un un meticciato strutturale ,come l’America Latina, si istaura una implacabile stratificazione razziale della società. Il culmine è raggiunto ad Haiti e al Brasile dove il colore della pelle corrisponde quasi esattamente alla posizione sociale”G.Faye pag214
Su tutto ciò e specialmente sull’Africa, si potrà tornare più dettagliatamente in futuro.
Su di un piano più generale, I. Schwiderzky,G.Heber e G.Kurth in(Feltrinelli, Milano, 1966, pag. 62-63.) scrivevano riguardo alle “Società a stratificazione etnica.” : “La stratificazione è più facilmente riconoscibile dove coesistono popolazioni di razza diversa…..per grandi parti dell’Africa un individuo è di pelle tanto più chiara e si avvicina tanto più al tipo razziale europoide quanto più alto è lo strato sociale a cui appartiene…..,questo è il risultato della continua pressione demografica esercitata dalle popolazioni europoidi dell’ Africa Settentrionale, pressione che provocò una sovrapposizione di gruppi a carattere più marcatamente europoide a gruppi di caratteri prevalentemente negroidi. ….Probabilmente origine analoga hanno le differenze somatiche tra le varie caste in India, con statura relativamente alta, naso sottile e pelle chiara a favore delle caste superiori: qui conquistatori indoariani provenienti dal nord si sovrapposero ad una società indide- veddide probabilmente già stratificata. L’etnologia conosce numerosi casi di sovrapposizione a popolazioni contadine di popoli nomadi, che di norma sono più leptosomi e più intelligenti.”
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6
La storia sembra, dunque, dare molte smentite ai difensori della tesi dell’eguaglianza tra le varie razze umane.”Alcuni antropologi han voluto insegnarci che tutte le razze umane sono egualmente dotate, ma noi abbiamo aperto il libro della storia e abbiamo risposto loro: E’falso. Le razze umane sia dal punto di vista della qualità che del grado dei loro doni naturali, sono inegualissimamente dotate” cosìHouston Stewart Chamberlain citato da Julius EvolaAr, Padova, 1994, pag. 58.
Ebbe, poi, a scrivere Gustave Le Bon ( (Monanni, Milano, 1927, pag. 9-10 )“Appena un secolo e mezzo fa, taluni filosofi, molto ignoranti, del resto, della storia primitiva dell’uomo, delle variazioni della sua costituzione mentale e delle leggi dell’eredità, hanno lanciato nel mondo l’idea dell’eguaglianza degli individui e delle razze. Seducentissima per le folle, questa idea finì per fissarsi saldamente nel loro spirito e diede presto i suoi frutti. Ha scrollato le basi delle vecchie società, ha prodotto la più tremenda rivoluzione, e ha gettato il mondo occidentale in una serie di violente convulsioni, di cui è impossibile prevedere la fine .>
E a pag. 191 dello stesso libro:“Le grandissime differenze anatomiche che separano le diverse razze umane sono accompagnate da differenze psicologiche non meno notevoli. Quando si paragonano soltanto le medie d’ogni popolo, le differenze sembrano spesso abbastanza tenui. Diventano immense appena il paragone vien fatto tra gli elementi di quei popoli. Si constata allora che ciò che soprattutto differenzia le razze superiori dalle inferiori, è che le une hanno un certo numero di cervelli sviluppatissimi, mentre le altre non ne hanno affatto.”
Frank H.Hawkins in(Payot, Paris.1935, pag. 27-28 )aveva sostenuto :“Le differenze fra le razze si manifestano in maniera evidente sul piano fisico, il che permette,come minimo,di presumere che ci possano essere differenze sul piano mentale” e pag. 268 “le razze sono ineguali quanto alla loro capacità mentali.. ..di conseguenza differiscono nelle loro capacità culturali.”
In sintesi “Ogni tentativo di limitare le differenze razziali a quelle fisiche è tanto arbitrario quanto scientificamente ingiustificabile. Linneo espressamente incluse le differenze psichiche nelle sue classificazioni. Le differenze psichiche ereditarie sono molto più impostanti di quelle fisiche” Fritz Lenz cit. da Robert KuttnerNew York 1967.pagg.XXIV-XXV).
In (Ar, Padova, 19978pag.22)Silvio Waldner scrive. “Un alto livello di intelligenza è senz’altro un presupposto indispensabile per lo sviluppo di qualsiasi civiltà. In modo particolare per quel che riguarda la dimensione tecnica di ogni agire umano. Per la valutazione quantitativa dell’intelligenza si sono sviluppate tecniche statistiche altamente complesse, che non hanno mancato di confermare quello che ognuno, impiegando la propria capacità ragionativa, sapeva già ….Ossia che le razze dalla pelle scura_-i Negri in particolare, sui quali esistono numerose rilevazioni statistiche-dimostrano una capacità intellettuale media drasticamente inferiore a quella non solo degli Europei ma degli est- Asiatici, degli Indiani d’America ecc.(Dal lato intellettivo, al di sotto dei Negri stanno soltanto gli aborigeni dell’Oceania). Questi risultati appaiono tanto più significativi quanto si ricordi che la maggior parte dei dati relativi ai Negri sono stati ottenuti negli Stati Uniti, dove i sono in realtà dei mulatti. I (relativamente scarsi) risultati riguardanti i Negri africani indicano un’intelligenza ancora minore che presso i Negri americani: nell’Africa meridionale in particolare, dove la popolazione negra risulta meticciata con elementi capoidi (boscimani e ottentotti), essi segnalano un’intelligenza di grado ancora inferiore.”.
Aveva già scritto Gustave Le Bon<>MeB,Milano,1996,pag-87-88)
Ripetiamolo: nonostante quello che ci viene continuamente ripetuto molti studiosi ammettono che esitano disuguaglianze tra le varie razze, un esempio: HENRI LARCHER PER NOVO PRESS FRANCENovopress info-belgique-http://be.novopress.infobe.novopress.info/wp-email.php?p=4343 - 20k -
Si potrebbe oggi scrivere che sosterrà in un editoriale da pubblicarsi nel Novembre 2008.
Gli autori di tale scritto, che in alcuni paesi li porterebbe davanti alla “giustizia", non sono dei qualsiasi “teste rapate neo naziste!” che tanto spesso i media ci presentano. Si tratta di Jean .Philippe Rushton, professore di psicologia all’Università canadese dell’Ontario e di Arthur Jensen professore di psicologia all’Università di Berkeley in California, entrambi scienziati di fama internazionale.
Costoro affermano:
1 Il quoziente di intelligenza medio è di 106 per gli asiatici, 100 per i bianchi, 85 per i negri americani e 70 per i negri dell’Africa –
2 Il meticciato tra negri e bianchi produce figli il cui Q I (quoziente di intelligenza) è inferiore, in media, a quello dei figli di copie bianche non meticciate.
3 i bambini negri adottati dai bianchi hanno un QI più vicino a quello della media dei negri che a quello dei bianchi.
4 La teoria secondo cui l’ambiente socioculturale spiega le differenze della media di QI è stata più volte messa sotto esame e infine confutata.
5 La differenza media di Q I tra negri e bianchi non é causata dalla differenza tra le scuole frequentate, in quanto essa compare già tre anni prima che il bambino inizi ad andare a scuola.
6 Negli Stati Uniti n la differenza di 15 punti tra il QI medio dei bianchi e quello dei negri è per l’80 % ereditaria
7 Le razze con un QI inferiore hanno anche un cervello mediamente più piccolo: 1364 cm3 per gli asiatici, 1347 cm3 per i bi8anchi, e 1267 in media per i negri.
8 Le razze che hanno un QI medio inferiore reagiscono più lentamente agli stimoli, gli asiatici hanno in media un tempo di reazione(misurato in millesimo di secondo)più rapido dei bianchi mente i negri reagiscono meno velocemente dei bianchi
9Gli asiatici sono mediamente meno aggressivi dei bianchi, mentre i negri sono mediamente più aggressivi e impulsivi dei bianchi.
10 Gli asiatici sono, in media, più dispettosi della legge dei bianchi e i negri sono, mediamente, meno rispettosi dei bianchi.
I due scienziati citano ben 68 articoli scientifici pubblicati su riviste scientifiche in appoggio alle loro tesi. Nel 2005 un articolo dei due concludeva con gli stessi risultati con 229 referenze bibliografiche. Un premio Nobel della fisica, William Shockley, lo scopritore dei transistor, e un premio Nobel della biologia, James Watson scopritore del dna, sostennero pubblicamente le stesse tesi, il che provocò loro vari"fastidi”
Secondo Jean –Philippe Rushton e Arthur Jensen, quelli riportati .>(8)
Riguardo alla relativa superiorità di certi asiatici (soprattutto Giapponesi e Cinesi del Nord) rispetto agli Europei possiamo notare come taluni gruppi orientali siano stati, almeno in parte, risparmiati da taluni fenomeni di contro selezione che, per secoli, hanno favorito la decadenza dei popoli bianchi.
Citiamo, a codesto proposito, da Roger Pearson (Scott Townsend, USA, 1996, pag. 117: “come conseguenza dell’attività colonizzatrice e della cecità del cristianesimo cattolico nei riguardi delle differenze razziali, molti individui che in Europa o Nord America passano per bianchi o caucasoidi, hanno, in realtà, ereditato geni negroidi da altre popolazioni con un QI medio inferiore. Al contrario i Cinesi del Nord, i Giapponesi ed i Coreani non sono stati affetti da mescolanze con popolazioni geneticamente diverse nella proporzione in cui lo sono state le popolazioni caucasoidi del Nord America, dell’Eurasia Occidentale e del resto delle Americhe. Si può ritenete che un tempo gli Eurasiatici occidentali siano stati ugualmente e anche maggiormente creativi ed egualmente ed anche maggiormente intelligenti degli Eurasiatici dell’Est. Il più antico sviluppo culturale della Cina fu largamente stimolato da influssi dell’Eurasia occidentale giunti attraverso le steppe dell’Asia. Soprattutto gli Eurasiatici d’Occidente avrebbero precorso un cammino geneticamente più negativo specialmente dopo aver adottato la religione cristiana. l’autore allude al celibato ecclesiastico che impediva la riproduzione di molti elementi intellettualmente più dotati della media)--.. mentre, al contrario, le influenze di Confucianesimo, Taoismo e Scintoismo avrebbero contribuito a mantenere gli Eurasiatici Orientali più legati alle leggi eugenetiche fissate dalla natura, e così si sarebbero,tra loro,meglio conservate quelle abilità mentali di cui la selezione evolutiva che aveva agito durante l’ultima erra glaciale aveva dotato gli ominidi della Eurasia Settentrionale>8Cfr anche Yves Chrisyen in Febbraio 1998, Si tratterebbe perciò di attuare una politica di miglioramento del materiale umano europeo. (9)
Possiamo,comunque,ricordare che sono stati i popoli bianchi a dominare,nel bene e nel male, e ,riguardo al l ruolo egemonico svolto nella storia dalla razza bianca possiamo citare da Julius Evola in 6 genn. 1937 ora in Ar, Padova, 2002, pago 222)"Lo spirito di avventura, l'amore per il rischio e per l'ignoto, il puro piacere del dominio e della preda, il desiderio della grandi distanze furono più di qualsiasi forma razionale, mercantile e utilitaria, ai primordi dell'espansione bianca, legandosi indicibilmente a precise doti di carattere: ad una volontà più dura, a freddezza, a tenacia, a disprezzo per la vuota e per la morte, ad un inconcusso sentimento di superiorità."
Adriano Romualdi (Ed. Vie della Tradizione, Palermo,s.i.d. pag. 48) scriveva : “ L’ordine dell’uomo bianco può aver prodotto molti colpevoli effetti, ma è una macchina troppo delicata perché altri possa pensare a ripararla. Il fardello dell’uomo bianco-- la responsabilità per le razze impure, senili o superstiziose-- insieme con l’ingratitudine degli assistiti e l’incomprensione dei chierici traditori-non ci è ancora risparmiato.”
Citiamo anche dal capolavoro del grande Francis Parker Yockey (Noontide Press, Usa, 1991).Pag. 279 “Alcune stirpi sono indubbiamente più dotate di altre riguardo a talune caratteristiche spirituali. Le qualità spirituali differiscono altrettanto di quelle fisiche. Non solo l’altezza media dei corpi è differente, ma anche l’altezza media delle anime. E a pag. 277 “Razza in senso oggettivo, è la comunità biologico-spirituale di un gruppo " D’altra parte,”..il basare una gerarchia delle razze sulla forza della volontà di potenza è in relazione alle realtà storiche. Necessariamente tale gerarchia non ha validità eterna”(ibidem, pag. 285. –cfr.anche Alfonso De Filippi Idee in Movimento, Via XX Settembre 13-3/ 16100 Genova )
Su questo ultimo aspetto cfr. Lev Gumilev , Progress Publishers, Mosca, 1990).
Possiamo, dunque, far nostro quanto scriveva Roberto Jonghi Lavarini: “Razzisti per amore di verità e civiltà Sì, siamo orgogliosamente e chiaramente razzisti, nel senso vero ed etimologico del termine, cioè crediamo nelle differenze e nelle gerarchie naturali fra i popoli, le razze e le etnie, ognuna delle quali ha le sue specifiche caratteristiche, fisiche e psicologiche, che ne hanno determinato lo sviluppo sociale ed il grado di civiltà, attraverso i secoli. Non siamo mossi quindi da odio per i diversi ma, al contrario, da vero e sincero amore per tutte le differenti identità e quindi, anche e sopratutto, per la nostra specificità di Italiani (ariani, bianchi e latini). Il Colonialismo fascista, imperiale e romano, fu portatore di civiltà e progresso per i popoli africani. Con questo spirito, nobile e solidale, coscienti della nostra evidente superiorità, siamo disponibili ad aiutare il nostro prossimo, contribuendo al progresso dell’intera umanità. La decolonizzazione dell’Africa, ha creato solo la farsa della democrazia ed il miraggio della libertà ma in realtà ha abbandonato il continente negro allo sfruttamento economico e sociale delle multinazionali, alla miseria ed alla fame, alle guerre tribali ed al genocidio. Parliamoci chiaro, gli stati negri africani sono assolutamente incapaci di autogovernarsi, vanno aiutati, seguiti, educati alla civiltà, alla libertà ed alla propria autodeterminazione che devono dimostrare di volere e meritare. Sono tragicamente in ritardo di duemila anni! Dopo cento anni di democratico “lavaggio del cervello” sul falso mito della uguaglianza, ammettere le motivazioni razziali ed antropologiche di questo evidente ritardo, è il primo passo necessario per aiutare veramente queste genti.” ( (da DESTRA INFO www.ladestra.info?
Da parte sua notava Julius Evola (Ar, Padova, 1979, pag. 27) “Le reazioni dell’una o dell’altra persona di fronte all’idea razzista sono una specie di barometro che ci rivela la di razza presente nella persona in discorso. Dir sì o no al razzismo non è un divario intellettuale, non è cosa soggettiva e arbitraria. Dice sì al razzismo colui nel quale la razza ancor vive: si oppone invece ad esso e cerca in ogni campo degli alibi che giustifichino la sua avversione e che discreditino il razzismo, colui che è stato interiormente vinto dall’anti-razza, colui nel quale le forme originarie sono state soffocate da detriti etnici, da processi di incrocio e di degenerazione ovvero dallo stile di una vita borghese fiacca e che ha perduto da generazioni ogni contatto con tutto ciò che è veramente originario.”NOTA DE GOBILEAU CONTINUARE
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Su queste considerazioni si inserisce il problema delle aristocrazie:
Crediamo che il concetto di aristocrazia debba venire riesaminato e essere posto al centro della nostra visione del mondo, in tal senso si troveranno molti spunti nel libro di W G:Simpson
Premettiamo: “Qualsiasi pretesa alla superiorità , per i popoli come per gli individui,deve tradursi in un aumento di doveri.” Abel Bonnard (AR,Padova,1992).
Si può leggere nel fondamentale testo di A James Gregor ( Ed de Il Borghese, Milano, 1974 pag. 214 ): “l’uomo, sottratto alla tutela ferma e precisa di una aristocrazia ispirata e illuminata, non ha più un fondamento e affonda nelle sabbie mobili degli interessi materiale sensuali. Soltanto un’aristocrazia della volontà e dell’intelligenza può disciplinare le masse informi e indirizzarle a fini morali che trascendono la sfera dei loro interessi immediati. Una tale aristocrazia educa le masse a quella virtù che esse non potrebbero mai raggiungere da sole.” Citiamo da P-Ottone (pag. 109) “Per sua natura una civiltà è un fatto di minoranze, non di masse, di qualità, non di quantità” e a pag. 100 “Il governo egli uomini è compito della nobiltà, cioè di quella classe di proprietari terrieri e di guerrieri che si ritrova in tutte le civiltà.” Lo possiamo vedere nelle vicende della Civiltà Occidentale (pag. 102) “..il compito di governo egli uomini rimane costante,Ministri,ambasciatori,generali,ammiragli sono usciti fin quasi ai nostri giorni dai ranghi dell’aristocrazia… C’è molto di vero nella tesi secondo la quale la aristocrazia ha continuato a governare l 'Europa ,in maniera più o meno palese anche dopo la Rivoluzione Francese… Unico mestiere che si addice ai nobili è governare.” Dopo Nietzsche sappiamo quale è il compito (quello più difficile) : creare una nuova aristocrazia.”,e un autore d’obbligo riguardo a tale problema è senz’altro Julius Evola; come ha scritto Daniele Lembo<> (Grafica Ma.Ro.editrice, Copiano, 2007 pag. 115) “Evola propose una concezione della vita nella quale, contro il diritto democratico delle masse amorfe, che nasceva da una presunta eguaglianza degli uomini, si ergeva il dritto tradizionale che voleva i migliori al comando. La sua dottrina era la negazione del principio di parità tra gli uomini. Una concezione gerarchica ed aristocratica dello Stato secondo la quale solo i migliori, capaci di individuare e di realizzare le necessità reali della nazione,avevano il diritto di decidere e guidare gli altri.”
Ma non dobbiamo mai dimenticare: “L’elemento razziale costituisce un fattore di primo piano nell’evoluzione dei popoli e delle nazioni come in particolare della formazione delle classi dominanti e delle aristocrazie.” così R. Battaglia in a cura di R. Biasutti, UTET, Torino 1967, Vol I pag. 333“Faremo osservare…,come la classe cosiddetta aristocratica rappresenti qualche volta un elemento antropologico estraneo, almeno originariamente, alla compagine razziale nazionale, poiché può essere immigrata per ragioni politiche, militari, e perciò i suoi rappresentanti si distaccano, come tipo, dalla massa della popolazione. Questo fatto può generare degli errori di interpretazione antropologica, facondo credere ad una differenziazione prodotta da una particolare selezione nell’ambito della compagine razziale, selezione che non esiste per la ragione detta.”. G Pullè (Cedam, Padova,19398Vol.I pag. 43)
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Possiamo dedurre, da quanto esposto fino ad ora ,che “L’imperativo supremo è la difesa della Razza. Non di una razza protostorica e problematica. Non della razza attuale,corrotta e degenerata. Ma della razza di domani:quella che portiamo nel nostro cuore e che forgeremo con la lotta”G.A. Amaudruz in gennaio 24,1959 Anche J. Evola (”AR, Padova,2004, pag. 36” ) aveva scritto “,….la razza come razza superiore e pura la si costruisce. Essa non esiste di fatto, che come una potenzialità impedita da varie altre. Essa sorge attraverso un’azione creatrice ed evocatrice, avente per centro un’idea e un ideale, una immagine umana superiore ed esseri, che tale immagine davvero incarnino.”
E dal problema delle aristocrazie si passa a quello dell’origine degli “stati”; anche qui Federico Nietzsche rimane un impareggiabile maestro.
“…un branco… di biondi animali da preda, una razza di conquistatori e di padroni, che organizzata militarmente e con la forza di organizzare, abbatte senza riguardo le sue orribili zampe su una popolazione forse enormemente superiore per numero, ma ancora priva di forma… Così ha inizio in terra lo ..”(in Newton,Roma,1993,pag. 621-)(8)
Potremmo,in futuro,comparare le concezioni del Nietzsche a quelle di importanti sociologi: “Per il concetto sociologico dello Stato, l’origine dello Stato è un avvenimento storico, prodotto dalla superiorità di un gruppo umano belligero e organizzato di fronte a un altro gruppo imbelle”L.. Gumplowicz ( AR,Padova,2007,pag. 72).Si può dunque giungere a pensare che a causa di crisi ambientali e lotte razziali si arrivi ad un nel processo storico quale si è svolto nei secoli passati ed ad un conseguente <>: a quella che Giorgio Locchi definisce “la rigenerazione della storia”.
Sarà anche utopistico, ma possiamo anche pensare che gruppi rimasti bianchi potrebbero essere la sorgente di unadestinata a dare ordine al caos ritrovandosi in una situazione da paragonarsi, mutatis mutandis, a quella dei gruppi indoeuropei all’inizio della loro grande espansione . In
Primis occorrerebbe ”Evocare e richiamare alla vita l’antenato ario che è in noi” G.F.Freda pag. 15
J.Evola”I Testi de”La Stampa”(”AR, Padova2004 pag. 36) scriveva “ ,….la razza come razza superiore e pura la si costruisce. Essa non esiste di fatto, che come una potenzialità impedita da varie altre. Essa sorge attraverso un’azione creatrice ed evocatrice, avente per centro un’idea e un ideale, una immagine umana superiore ed esseri, che tale immagine davvero incarnino.”
In tal caso,come dicevamo, potrebbe esservi un riferimento agli aspetti gerarchici e guerrieri dell’epopea dei fascismo europei,aspetti che ,talvolta,sono soprattutto gli stessi avversari a sottolineare Giorgio Bocca, scriveva su del 5/11/1996 “Vi è tutta una letteratura che è arrivata ai nostri Rauti ed Evola e di cui si sono nutriti i neofascisti, in cui libertà e democrazia sono considerate dei mali, delle cose oscene ed avvilenti, in cui si predica la politica come violenza della razza eletta inquadrata in ordini religioso-militari. Idee professate in buona fede, magari consacrate con il sacrificio della vita.”.
Avversari ebbero.inoltre, a definire i fascisti come <... devoti ad una sorta di religione pagana in cui le divinità della violenza incendiavano l’universo per purificare con le fiamme l’umanità corrotta.> A. Del Boca e M. Giovana (Pantheon Books, New York, 1969, pag.51). (13)
“E’finita l’epoca delle guerre civile europee, sta per cominciare quella delle guerre razziali. Sotto l’urto di imponenti immigrazioni extraeuropee, gli Stati nazionali su dissolveranno. Il futuro sarà teatro di scontri razziali…”Franco G. Freda 1992 cfr.AR, Padova, 2007.pag.79
(14)
“La parte che la prepotenza e la violenza hanno nella storia dell’umanità viene spregiata troppo da coloro che credono di poterle eliminare dal mondo sociale. In esse vi è una forza elementare, senza la quale non si possono né fondare né conservare gli Stati. Essa si sprigiona con inesorabile necessità dal cozzo degli elementi sociali eterogenei.”pag. 156 “..l’eterna guerra tra le razze è la legge della storia mentre la pace perpetua non è che il sogno degli idealisti”Luis GumplowiczLa Espana Moderna,.Madrid,s.i.d.pag.284
In ogni caso “ “Tutte le civiltà debbono le loro origini al guerriero;…”J. Keegan Mondadori, Milano, 1994, pag. 6
“Gli dei hanno voluto l’uomo cacciatore e guerriero.”Alain Danielou (Ubaldini,Roma,1980,pag.163)
Vedremo se il futuro confermerà ciò che scrive G.Corvus (pag. 51)”la natura guerriera dell’uomo non può essere sradicata, perché è di natura genetica. Un tempo, quando le civiltà erano più o meno separate tra loro e si mescolavano poco, i conflitti tra loro erano limitati: Ai nostri giorni, in questo primo secolo globale, in cui le civiltà, le identità, gli interessi contrastanti non solo non sono scomparsi, ma al contrario, accresciuti, e in cui la tecnica fornisce strumenti bellici devastanti, si può prevedere una litigiosità generale in seno al genere umano; noi vivremo in uno stato di conflitto permanente e multiforme, di cui ora non vediamo che gli inizi, e che sfocerà automaticamente, per effetto di perturbamenti locali legati l’uno all’altro-, tenendo anche conto del carattere assai fragile dell’economia globalizzata- nel collasso, nell’affondamento dell’attuale ordine mondiale”
Inoltre,come scriveva M.F. Canella (Sansoni, Firenze, 1941.pag.103) “ …è un vecchio luogo comune che sono soltanto le situazioni difficili o disperate che possono rivelate tutte le energie, le risorse, le possibilità innate di un individuo, come di una collettività.”:
Edoardo Longoin n-400- juin 1998. Alain Danielou nel suo scrive (pag. 170) <..la crudeltà è uno degli elementi costituenti fondamentali del mondo, essa rientra nella natura di ogni essere vivente, dell’uomo, di ogni uomo più o meno segretamente. Oltre che nelle necessità alimentari, si esprime in forma di difesa di un territorio vitale tanto negli animali quanto negli umani; permetta anche di assicurare la supremazia e la “purezza”di una specie, di una razza, di una religione, di una cultura.>
Come abbiamo già accennato la possibilità di grandi scontri in Europa, a dire di molti, sarebbe incrementata dalla presenza tra le masse degli immigrati di un forte e prolifica componente islamica .Vi è che attribuisce a settori dell’Islam un vero e proprio progetto di conquista dell’Europa anche grazie all’immigrazione
Dante Matelli in 25-2.1994 Gli Iman delle moschee algerine “ora che è il Ramadan…disegnano scenari oscuri; indicano negli Europei i nemici dell’islam.. e, tra le altre cose, invitano i fedeli armi alla mano:tutti i paesi della conquista musulmana intorno all’anno 1000,Andalusia,Sicilia,Provenza incluse”
Sul n .216 1/15 maggio 2006 la rivista Faits et Documents pubblicava un estratto del discorso pronunciato il 10 Aprile a Timbuctu dal presidente libico Gheddafi: "Tutto il mondo deve diventare musulmano. Oggi, qui a Timbuctu, noi ridefiniamo la storia. Noi abbiamo 50 milioni di musulmani in Europa. Vi sono segni che attestano che Allah ci accorderà una grande vittoria in Europa: senza spade, senza fucili,.... ......I 50 milioni di musulmani dì Europa ne faranno un continente islamico. Allah mobilita la Turchia, nazione musulmana, e permetterà il suo ingresso nell´ Unione Europea. Vi saranno allora 100 milioni di musulmani in Europa. L' Europa è oggetto del nostro proselitismo come l´America. Essa ha la scelta tra il diventare musulmana e dichiarare la guerra ai musulmani"A questo proposito si può ricordare che George Michael Un Press of Kansas2006 pag. 254 rilevava come alcuni osservatori esaminando la politica statunitense in medio Oriente notano come in molti casi di conflitto tra arabo islamici e non islamici, gli USA si schierarono a fianco degli islamici: con la Turchia contro la Grecia, con Bosnia e poi Kosovo contro la Jugoslavia, con il Pakistan contro l´India, con i guerriglieri afghani contro i sovietici, con L´Azerbaijan contro l´Armenia. Unica eccezione fu il sostegno ad israele contro gli Arabi.>
Concludendo:“Essere o non essere: questo è il nostro problema. Noi saremo o schiavi o padroni, e dato che non siamo adatti ad essere schiavi dobbiamo agire per ottenere una indiscutibile supremazia mondiale della nostra razza. Non vi è altra possibilità di scelta. E’ un dovere verso noi stesi e ancor più verso quelli che verranno dopo di noi.”A Jacob”White Man think again”pag.277.
Si tratterebbe, probabilmente, di combattere per stabilire zone “riservate”agli Europei degni di tal nome, e per stabilire in zone ormai popolate da masse di quelli che Nietzsche e Von Liebenfels, adoperando un antico termine indiano definivano : esseri ormai senza razza, senza patria, senza fede, o quelli che Spengler chiamava : discendenti, più o meno degenerati, di creatori di civiltà ormai spente.
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Su di un piano più generale, anche se non condividiamo molte delle posizioni “futuriste” di G.Faye crediamo di dover far nostra la “filosofia”della storia che espone alle pagg68 e 69 del suo : ”Immaginiamo una sfera, una palla di biliardo che si muove in modo disordinato su un piano, oppure mossa dalla volontà (necessariamente imperfetta) del giocatore: fatalmente dopo molte rotazioni, lo stesso punto della palla entrerà in contatto con il tappeto. E’l’ “eterno ritorno dell’identico”, ma non dello “stesso”. Perchè la sfera non è immobile e anche se quello “stesso”punto è tangente al tappeto, la posizione non è più la stessa. E’il ritorno di una situazione “paragonabile”, ma in un luogo diverso. La stessa immagine vale per il succedersi delle stagioni ……: il ritorno dei valori arcaici non va inteso come un ritorno ciclico al passato(un passato che è fallito perché ci ha dato la catastrofica modernità), ma come un riemergere di configurazioni sociali arcaiche in un nuovo contesto. In altri termini l’applicazione di soluzioni antichissime a problemi del tutto nuovi, o il riapparire di un ordine dimenticato ma trasfigurato in un diverso contesto storico”(15)
E di fronte alle catastrofi possibili .acquistano nuove valore le parole di Friedrich Hielscher “L’Homo revolvens gioca un ruolo nel grande teatro del mondo non conoscerà pace fino a che il contenuto dei musei non sarà cambiato. Allora, gli altari sacrificali in pietra si leveranno nuovamente nelle radure. e le croci si ritroveranno nelle vetrine dei musei..”Cit da Giorgio LocchiSocietà Editrice Barbarossa, Milano2006, pag-150).
Renè Freund in Lindau, Torino, 2006, pag. 154,scrive:.
Se vi sarà quella che G. Faye definisce la, dunque, per noi l’unica speranza è che sorga e si affermi una aristocrazia guerriere bianca che non potrà che formarsi nella lotta. Essa potrà avere come “modelli”storici oltre alle invasioni indoeuropee, la reconquista della Penisola Iberica e la liberazione ad opera dei Normanni della Sicilia dal giogo afro-islamico.Inutile qui, per ora, fare considerazioni su quello che potrebbe essere il suo dominio su masse ormai irrimediabilmente meticciate. (16) Sarebbe anche utile che tale venisse “motivata” anche da una ripresa di elementi spirituali indoeuropei “pagani”visto che, ormai, il cristianesimo è diventato una quinta colonna dell’invasione dell’Europa da parte delle razze di colore. (17) “Desideriamo una religione europea. Il cristianesimo è eroso dal contagio semita. Quello in cui noi veramente crediamo si trova negli elementi precristiani che il cristianesimo non ha potuto espellere” Ezra Pound citato da Miguel Serrano Ed. Il Settimo Sigillo, Roma, 2007, pag. 103) “Allo scopo di assicurare l’avvenire degli ariani abbiamo bisogno di una religione ariana”David Myatt Ed. du Marteau, Francia, 2002 pag. 17) Si possono anche tenere presenti, a codesto proposito, certe considerazioni di Savitri Devi sull’Induismo e l’esempio dei guerrieri statunitensi di (cfr Mattia Gardell Duke University Press, USA, 2003). “Indra….sgomina i Dasa cioè gli aborigeni dalla pelle nera e diviene così in Dio nazionale degli Ari…Egli è grande e biondo…”Nicola Turchi(Sansoni, Firenze, 1962, vol. II, pag. 66.). In ogni caso,su un piano più ampio,“.. la barbarie in quanto non fa pervenire a uno stadio superiore di vita, accumula miserie e distruzioni e d è causa di sofferenze infinite. Solo il ferro di una razza superiore può cauterizzare la piaga e far cessare la rovina e il dolore.”Luca De Sabelli Ed. Roma, 1936.vol.II pag. 229. 9 G.F. Freda in “Il Fronte Nazionale”pag. 3 scriveva: “Non alle sue masse degenerate, ma alle compagini spiritualmente ed eticamente più pure della razza bianca va riconosciuto il compito di ordinare, attraverso la diseguaglianza delle razze, e di governare, mediante la differenza delle stirpi, il movimento di unificazione complessiva del genere umano.”.
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Per ora, preparandosi a tali eventuali crisi, i “contestatori del mondo moderno”dovrebbero, a parere di chi scrive,dedicarsi allo studio della cosiddetta “ecologia profonda”(compresi quegli autori che ritengono inevitabile e necessario un ridimensionamento radicale del numero degli esseri umani che pullulano nel pianeta, gli avversari attribuendo, ancora una volta, ad una certa “parte”quello che essa stessa dovrebbe arrivare a pensare, parlano di un concetto tutto da approfondire!)e a quello delle differenze fra le varie razze umane.( Riguardo soprattutto a quest’ultimo punto, a causa delle legislazioni vigenti e future è fin troppo facile prevedere che sarà necessario agire tramite quello che Evola avrebbe chiamato un “fronte delle catacombe”).
Sul numero 29 (2008) della rivista francese Reflechir & Agir si poteva leggere un dossier dei cui riportiamo qualche punto: “Solo una catastrofe planetaria e una rivolta dei popoli contro il meccanismo che ci sta maciullando potrebbero farci uscire dai guai: A condizione che in precedenza tutti gli uomini coscienti del dramma che si sta per svolgere sotto i nostri occhi riescano a far condividere ad un più gran numero possibile un nuovo paradigma nuovo di società,basato sull’identità,il radicamento,l’ecologia , la decrescita e la giustizia sociale…”
Per finire alcune considerazioni sul senso di una lotta per la “rigenerazione della storia”, lotta che i possibili disastri provocati dalla modernità potrebbe rendere possibile.
F.. Nietzsche La Gaia Scienza 377 ”in Opere”G.Casini ed. Sancasciano Val di Pesa 1955 pag. 346”Noi nonniente, e non vogliamo nemmeno tornare al passato, non siamo affatto, abbiamo bisogno di turarci le orecchie per non udire sul mercato le sirene dell’avvenire. Le loro canzoni: , , , non ci attirano! Assolutamente non ci teniamo che sia fondato su questa terra il regno della giustizia e della concordia(perché in tutti i casi sarebbe il regno delle più squallida mediocrità…); ci rallegriamo con tutti coloro che, come noi, amano il pericolo, la guerra, l’avventura, che non si lasciano né fuorviare, né accalappiare, né blandire, né tarpare; noi ci poniamo fra i conquistatori, noi pensiamo alla necessità di nuovi ordinamenti, magari di una nuova schiavitù, poiché ogni irrobustimento e innalzamento dell’ esige una nuova specie di schiavitù.”
Scrive Francesco Germinario (Bollati-Boringhieri, Torino. 2001, pag. 98): “ Per Evola la lotta contro la modernità diventa tutto uno con un processo di rinnovata differenziazione e gerarchizzazione delle razze: ciò che era incrociato e imbastardito andava nuovamente isolato e determinato con estremo rigore, nel senso che ciascuna razza, una volta differenziata rispetto alle altre, era destinata a coltivare la propria specificità”. “La migliore protezione per i popoli di colore è e resterà sempre un mondo gerarchizzato e controllato dagli indo-europei e non nona pseudo società egualitaria e onusiana controllata e diretta da mercanti cosmopoliti semitizzati.".”Sam Izdats Vol.II pag.591.
“Anche la scelta totalitaria, autoritaria e maschilista, additata come riprovevole pregiudizio, è in realtà nella norma. Essa risulta infatti assolutamente in linea con quell’intelaiatura selettiva e gerarchica che è riscontrabile in tutto il vivente. Ogni gruppo ha bisogno di un capo cui fare riferimento, un capo nel quale identificarsi e che ne esalti i sentimenti di forza e compattezza. Non vi è organizzazione che possa prescindere da una struttura dirigente. Nessuna massa è concepibile senza una elite.” Piero Sella in N. 39, gennaio 1995
“Quando alla fine del Kali Yuga, l’ultima era vitale della presente specie umana, si creerà una mescolanza irrimediabile di razze e di caste e le più alte forme del sapere cadranno nelle mani di individui che non possiedono valori morali corrispondenti, l’umanità cesserà di interpretare il suo ruolo e verrà distrutta. Il solo mezzo per evitare l’ecatombe, la distruzione che ci minaccia, sarà un ritorno alle caste, al rispetto delle differenze e delle razze, cioè all’opera del Creatore>. Alain .Danielou 1)Giorgio Locchi pag. 110-111 scriveva “La civiltà occidentale è condannata non a causa del progresso tecnico, ma perché l’utopia egualitarista che la ispira da duemila anni è entrata in contraddizione con le esigenze della società moderne. Assuefatto a questa utopia, l’uomo europe(o non è più in grado di farsi carico del destino del mondo, di essere il “creatore” di un nuovo avvenire. Ma è sempre in Europa, e solamente in Europa, che una nuova metamorfosi è ancora possibile, che il rifiuto dell’egualitarismo e del ritorno alla specie si è manifestato .e si manifesta tuttora, al di là di ciò che sono stati il Bene ed il Male durante due millenni di “decadenza”spirituale.”
Su un piano più generale: “Il declino delle civiltà antiche è il fatto più eclatante della storia,e poiché i periodi di splendore nei grandi centri di civiltà sono spesso iniziati con l’invasione di dominatori stranieri,è chiaro che la causa immediata della decadenza deve essere la degenerazione o la distruzione delle calassi dominanti”R.A. Fischer Claridon Press,Oxford, 1930,pag. 237
2) “La posizione estrema, che nella topografia fascista è centrale perché più lontana dall’estremità del campo egalitaristico, è prettamente nietzschiana: e ritiene che , rigetta in blocco duemila anni di per non ritenere che il esemplare (cioè le manifestazioni di sopravvivenza e resurgenza del paganesimo greco- romano-germanico), si fae vuole ricostruire sulle rovine dell’Europa un , ….”Giorgio Locchi Ed. de Il Tridente, La Spezia, 1981, pag. 11).
3)Non dimentichiamo mai: Guillaume Faye Società Editrice Barbarossa, Milano, 1999, pag. 103 “..se le razze occidentali muoiono demograficamente, ciò accade perchè esse già da secoli sono entrate spiritualmente in agonia,..”J. Evola (Hoepli, Milano, 1934, pag. 220).
4) Alle parole di Nietzsche si possono affiancare quelle di Oswald Spengler (vol. I, Ar, Padova, 1996, pag. 49): “Ciò che vi è di grande nella storia sono le potenti passioni delle razze, dei popoli, delle famiglie, delle caste, dei singoli individui. Il loro prezzo, fiumi di sangue, incendi di città, macerie, non è troppo caro. E solo quando l’arida ragione tracima dalle città, come una sudicia marea su cui galleggiano, , o , gonfia di plebei esigenti felicità per il maggior numero: comodità, divertimenti, pane e vino a sazietà, un’immensa noia si stende allora sul mondo, sicché gli uomini capaci di forti passioni fuggono in altri continenti, diventano criminali, commettono suicidio-o riducono in macerie questo mondo.”.
“Il non vuole questa proposta dall’egualitarismo ed agisce per renderla impossibile, e del resto quasi sempre crede o più raramente si sforza di credere che essa sia5) Se non altro Guillaume Faye Società Editrice Barbarossa, Milano,1999,pag. 152.
riportiamo: “ QuadrantEuropa 10/12/2007
A Bali esperti ecologisti in un rapporto affermano che il riscaldamento globale potrebbe scatenare una guerra civile mondiale
In un rapporto reso pubblico il 10 dicembre a Bali esperti ambientalisti affermano che il riscaldamento climatico potrebbe scatenare una “guerra civile mondiale”, esacerbando tensioni latenti tra le popolazioni.Lo studio, dovuto al Programma ambientale dell’Onu, ritiene che la fusione dei ghiacciai e l’esplosione del numero dei “rifugiati climatici” dovuta alla crescita degli oceani, rischia di destabilizzare regioni intere, affermano gli autori della ricerca per i quali “agire a favore dell’ambiente, è agire a favore della pace”.Numerose le zone ritenute a rischio: Africa australe, Sahel, Mediterraneo, subcontinente indiano, Cina, Carabi, Golfo del Messico, Ande e Amazzonia. Hans Schellnhuber, direttore dell’Istituto di ricerche sul clima di Postdam e coautore dello studio, in una conferenza stampa ha affermato che lo scenario tracciato dal rapporto è credibile. “Se il riscaldamento climatico non verrà stroncato” lo studioso ritiene che, “Stati che sono già fragili, vulnerabili e malamente gestiti potrebbero implodere sotto la pressione del riscaldamento globale e generare onde d’urto verso altri paesi”.Riguardo il sud del bacino Mediterraneo, il rapporto indica che il potenziale intreccio tra crisi politiche e pressione migratorie aumenterà in conseguenza della interazione tra mancanza d’acqua, crollo dei rendimenti agricoli, aumento della popolazione e precarietà delle istituzioni politiche locali.”
Silvano Lorenzoni in <>pag53 e segg. Traccia le “linee di catastrofe” che minaccerebbero il mondo attuale . Ci limitiamo,qui,alle prime due A:
B
6) Sulla conflittualità insita alle società plurietniche cfr Elmer Glaister ed Evelyn The Immigration Control Foundation USA, 1988 Lo storico Walter Laqueur scrive ne Milano, 2008, pagg.172- )”L’odio etnico è un fenomeno globale. Se tutsi ed hutu, induisti e musulmani, greci e turchi, temile cingalesi, arabi ed ebrei, serbi e bosniaci, armeni e azeri, irlandesi e irlandesi, non riescono a convivere in pace, è irrealistico pensare che solo l’Europa, fra tutti i continenti, possa essere l’eccezione.”
Thomas W.Chittum (American Eagle Publications, USA, 1996,pag. 77 )scrive “..più differenti sono le forze nemiche come razza, nazionalità, religione, lingua e cultura, di norma più feroce è la lotta tra di loro”.
7<>di Pino Rauti
“Bisogna leggere con attenzione le cifre che riguardano il "flusso" islamico verso l'Europa. Che si accentua a ritmi sempre più notevoli e che poi è seguito (inevitabilmente) da nascite assai più elevate di quelle su cui contano gli europei. La domanda è semplice: come staranno le cose fra una ventina d'anni? Come "staremo" fra due o tre decenni, visto che niente e nessuno riescono a invertire la rotta? Qualche cifra, anzitutto. In Inghilterra, siamo all'11% di islamici. Ma ci sono zone dove la percentuale è più alta; a Birghingham, sale al 14,3%; a Londra, al 17%. Anche in Francia, forti oscillazioni; dal 7,38% di Parigi al 20% di Marsiglia. In Belgio, abbiamo a Bruxelles, il 20% di islamici mentre in Danimarca si sta nella media del 6,4% con punte assai più alte in molte zone. Siamo al 20% a Stoccolma, al 12,6% a Copenaghen, al 5,9% a Berlino. Ci sono "punte" elevatissime; pochi sanno che c'e' un quartiere "più musulmano di tutti". In Svezia; è a Malmö - per singolare coincidenza, che certamente ricordiamo in pochi, dove si tenevano negli anni '48 e seguenti i raduni dell'ultradestra extraparlamentare europea - dove il 60% della popolazione è islamico; e dove, se si aggiunge la seconda generazione, si arriva all'80%! Ma il "vero malato" - scrive in un documentato servizio Riccardo Stagliano nel Venerdì di "Repubblica" - " è il modello svedese di integrazione". Siamo a Malmö, dunque : 270 mila residenti, 164 nazionalità, cento lingue. Biciclette come a Pechino ma aria pulita come in Val Gardena, tanto che la rivista ambientalista americana "Grist" l'ha nominata quarta città più verde del mondo. Dove, pero' i pompieri chiamati a spegnere gli incendi sono regolarmente accolti a sassate; e dove, leggiamo ancora, "Gli autori delle sassaiole contro i vigili del fuoco hanno tra gli otto e i sedici anni. «Li trovi in strada, nel bel mezzo della notte, in bande compatte di quaranta o cinquanta» racconta il capo della brigata Jonas Jonsson, «vivono in dieci in appartamenti da tre. Un genitore su due è senza lavoro, non sanno che fare né dove andare. E attaccano noi in quanto rappresentanti della società che li ha fatti entrare ma non si occupa a sufficienza di loro». Un giudizio severo, almeno per gli standard nostrani, dal momento che a migranti e rifugiati viene offerto un pacchetto che comprende, tra l'altro, venti ore la settimana di corso di lingua, casa e sussidio di 300 euro al mese (lo prende il 18 per cento delle famiglie Da notare che la situazione si sta aggravando: Questa rivolta a bassa intensità ha cominciato a bruciare nell'aprile 2007, quasi in contemporanea con le banlieues francesi. Da allora è andata sempre peggio. Al punto che, alla fine di giugno, dopo l'ennesima imboscata in una notte in cui i pompieri erano intervenuti sette volte nello stesso edificio per domare piccoli roghi appiccati dalle gang, la municipalità ha deciso che i brandman non entreranno più nel quartiere se non con la scorta della polizia...”( Dal sito del Movimento Idea Sociale www.misconrauti.it/ 27X2008 9.
8 Si può ancora citare da James e Margaret Stutley (Ubaldini, Roma, 1980, pag. 30) “ I Signori della Terra ariani erano il prototipo dei re e dei nobili vedici… ,come pure della classe dei cavalieri… e la differenziazione di costoro dagli indigeni indiani veniva accentuata dalle caratteristiche etniche ariane, tanto che essi chiedevano agli dei di preservare i loro capelli biondi e la loro carnagione chiara…. Dal pericolo di una contaminazione per i matrimoni con gli indigeni di pelle scura (Nota ) Ma nonostante queste preghiere, la fusione tra gli ariani e alcuni degli indigeni ci fu, e tanto bastò per far scomparire il significato etnico del termine arya. Questo conservò comunque parte del suo prestigio come sinonimo di , , ecc. Gli Ariani erano anche contraddistinti dall’organizzazione patriarcale della società, nonché dal culto di divinità maschili come Indra, Agni e Mitra in contrapposizione al concetto di dea-madre comune a tutte le società indiane. Ma dalla fusione di gruppi etnici corrispose la formazione di un pantheon di divinità tanto maschili che femminili e l’istituzione di un complesso rituale, effetto quesito, della crescente autorità dei gruppi sacerdotali…. Si può ipotizzare che si stata la componente indiana più che quella ariana a orientare il processo di fusione ,e a divenire così la base del moderno induismo.”,
M.F.Canella Sansoni, Firenze, 1942 pag. 238 …ma mentre in Persia il biondismo è frequente, con pelle bianca e occhi chiari, in India tale supposta componente nordica è ormai mascherata dalla pigmentazione:non mancano tuttavia bramani quasi biondi>. Ed aggiungeva in nota >Non si creda che le caste abbiano costituito in India dei veri compartimenti stagni sotto l’aspetto delle mescolanze razziali, anche se la loro prima e fondamentale finalità è stata quella di evitare la contaminazione degli Indo-ari conquistatori da parte delle popolazioni indigene melanodermiche,dravidiche e veddaiche>
Come scriveva H. Schreiber in Sugarco, Milano, 1988, pg. 118, "...non è ancora nata una organizzazione capace di impedire matrimoni misti fra vincitori e vinti e contatti sessuali tra dominatori e assoggettati". (In Julius Evola faceva considerazioni molto interessanti sul ruolo del maschio e della femmina riguardo al meticciato. (cfr. pg. 100 e seguenti dell’ediz. Hoepli, Milano, 1941). Potremo ritornare in futuro su codesto vitale argomento.
Logicamente, il sistema delle caste, non può eliminare del tutto la conflittualità che suscita, sempre e dovunque, la presenza di gruppi diversi in stesso territorio. “Le rivalità etniche, come quelle tra caste, sono una delle ragioni del fallimento della strategia contro la crescita demografica perché tutti i gruppi, temendo di essere sopraffatti dagli altri, tendono ad aumentare il proprio numero.”Vanna Vannucciniin 2 IV 1993.
Val la pena, comunque, di ascoltare un moderno difensore del sistema:
Alain Danielou
-Pag.209-210 Pag. 211 Milano, Società Editrice Libraria, 1919, Vol.I Pag.381 Nell’India settentrionale ove si sarebbero meglio conservare le tracce dell’influenza ariana, si sarebbe notata”la quasi totale assenza di aborigeni(?) come classe speciale e la minore influenza dei Bramini che qui è pareggiata e talora anche superata, da quella dei guerrieri Csatria.”.
Concludendo : "L'unico in cui crediamo e che non perdoneremo a nessuno èil peccato contro il sangue e la stirpe, il peccato di meticciato che fa dinoi un mischmaschvolk" (Carlo Terracciano in n. 2l-anno II n. 6 giugno 1986
Cfr J.P: Rushton (Transaction ,USA,1995,se ne può trovare una abriged edition su Internet in varie lingue www.charlesdarwinresearch.org/reb.html - 32k Cfr anche N.263 .15-31 X 2008